Il ragazzo di Sappada si è qualificato per la Corea con i risultati di Garmisch e Kitzbuehel: "Felice di seguire le orme di mio nonno"

Da Sappada, paese nel cuore delle Dolomiti di poco più di mille abitanti, a Pyeongchang, Corea del Sud, che a partire dal 9 febbraio avrà i riflettori del Mondo puntati su di sé per le Olimpiadi Invernali. E' il viaggio a cinque cerchi che si appresta a vivere Emanuele Buzzi, giovane promessa della pattuglia azzurra della velocità, sulle orme del nonno Bruno De Zordo, campione di salto con gli sci negli anni '60 e olimpionico a Innsbruck nel 1964. Lo sciatore friulano, classe '94, cresciuto a pane, sport e sci, ha strappato il pass per la qualificazione ai Giochi, i primi in carriera, sulla scia del decimo posto conquistato nella discesa libera di Garmisch, preceduto da un altro ottimo risultato, l'undicesimo miglior tempo ottenuto sulla mitica 'Streif' nella discesa di Kitzbuehel. Piazzamenti che gli hanno permesso di rientrare nell'elite di atleti in partenza per la Corea. "Mi sento bene, sono orgoglioso di poter rappresentare il mio paese in un evento così importante, è stata una bella soddisfazione – ha raccontato in un'intervista LaPresse – E' stato l'obiettivo di tutto l'anno. A inizio stagione lo vedevo abbastanza lontano da raggiungere, poi ce l'ho fatta, sono super contento".

Le sue ultime prestazioni a Kitzbuehel e a Garmisch sono state determinanti. La sua condizione è in crescendo?
"Sto benissimo, sono sempre stato bene tutto l'anno, sia fisicamente sia sugli sci. Finalmente qualcosa è scattato, qualcosa mi ha fatto avere più fiducia nei miei mezzi e quindi sono riuscito a dimostrarlo anche in gara".

Come guarda all'appuntamento di Pyeongchang?
"Mi sento bene, lì due anni fa ho fatto le gare preolimpiche e per la prima volta sono andato a punti in Coppa del Mondo. La pista mi piace, sto bene a livello di forma, e in più arrivo lì senza pressione ma con una grande esperienza da vivere. Darò tutto me stesso, non vedo l'ora di partire. Non mi sono posto nessun obiettivo, dopo analizzerò la gara".

Cosa si prova a trovarsi in una squadra talentuosa come quella azzurra in cui spiccano atleti del calibro di Paris, Fill, Innerhofer? Che consigli le danno e com'è il rapporto con loro?
"Stare in una squadra così è sempre motivo d'orgoglio, perché sai comunque che con te hai tre tra gli sciatori più forti al mondo in questo momento. Inoltre devo dire che hanno sempre un consiglio se ho bisogno, è un grosso aiuto".

Qual è stato il primo pensiero quando ha saputo di far parte dell'elenco dei convocati per i Giochi?
"Sono stato molto contento perché anche mio nonno ha partecipato a due Olimpiadi, è sempre stato il mio sogno di riuscire a fare come lui. E' stata una bella sensazione".

Quella per gli sci è quindi una passione di famiglia?
"Siamo una famiglia di sportivi. Mio nonno faceva salto con gli sci, mio papà faceva biathlon e mia mamma sci alpino. Io scio da quando avevo 4 anni anche perché qui a Sappada d'inverno si fa quello, gli impianti sono a meno di un km da casa. All'inizio era un divertimento, poi è diventata una passione e infine sono stato fortunato a farlo diventare il mio lavoro".

Chi vede come favorito per le gare al maschile nelle discipline veloci a Pyeongchang?
"Saranno molto pericolosi sia Svindal che Feuz, però io voglio credere molto anche nei nostri. Secondo me tutti e tre hanno una grossa possibilità di medaglia".

Ha già avuto modo di testare la pista di Pyeongchang. Se dovesse descriverla o associarla a una delle piste di coppa del Mondo, le viene in mente qualcosa?
"Non si può associare a una pista di Coppa del Mondo perché è una pista creata in maniera artificiale, è una pista molto larga con dei curvoni grandi, dei salti parecchio lunghi. Magari mancano dei pezzi o situazioni un po' più classiche come può essere a Wengen o Kitzbuehel, però io penso che sia giusto così, credo che sarà una bella discesa".
 

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