L'atleta delle Fiamme Azzurre a LaPresse: Tokyo ci ha insegnato a credere di poter vincere

Dall’inizio del 2024 Zaynab Dosso ha migliorato tre volte il primato italiano dei 60 indoor fino a 7.02, conquistando il bronzo mondiale di Glasgow. Ma a 24 anni ha in bacheca anche il primato nazionale sui 100 metri in 11.14 a Budapest lo scorso anno e quello nella staffetta 4×100, 42.12. E ora, con Europei e Olimpiadi all’orizzonte? “Mi aspetto tanto divertimento e tanto stupore”, dice a LaPresse l’atleta delle Fiamme Azzurre nata in Costa d’Avorio, arrivata nel 2009 in Italia, a Rubiera, poco meno di 15mila abitanti nella provincia di Reggio Emilia, dal 2021 a Roma sotto la guida di Giorgio Frinolli.

Come va? Hai avuto un inizio di stagione pazzesco.
Breve ma intenso! Mi ha dato più fiducia, più voglia di fare cose nuove, di capire quanto posso allungare questa accelerazione sui 100 metri.

Con il tuo allenatore state lavorando su qualcosa in particolare?
R. No, non dobbiamo cambiare niente, dobbiamo mantenere questa condizione, questo lavoro, ed esordire sui 100 metri in vista dell’estate con gli Europei e le Olimpiadi.

Arrivi a questi due appuntamenti da primatista italiana sui 60 metri, sui 100 e nella staffetta 4×100.
Mamma mia! Ne sono fiera ma allo stesso tempo sono consapevole che è un percorso, non il mio limite. Il mondo corre, e io voglio andare fuori, confrontarmi con tutte.

C’è un’atleta con cui ti confronti?
Ce ne sono tante, perché ogni gara è diversa, la velocità è una specialità imprevedibile, magari una dà il 100 per cento ma quella che non ti aspetti quel giorno dà il 200 per cento.

E una che invece ammiri?
Sicuramente Shelly Ann (Fraser-Pryce, ndr), una donna, una mamma che riesce ancora a correre come quando aveva 18 anni, sono vent’anni che è a livelli altissimi, nonostante tanti infortuni.

Anche tu di infortuni ne sai qualcosa, l’anno scorso è stato particolarmente duro. Come hai affrontato quei momenti?
Mi ha aiutato essermi trasferita a Roma, dove davvero sei seguita al cento per cento, da un paio d’anni mi segue uno psicologo e anche il mio allenatore mi ha aiutato tanto, lui essendo un ex atleta sa bene come ci si sente. Quando mi facevo male mi faceva andare lo stesso al campo il giorno dopo, sarebbe stato facile rimanere a casa a piangere, invece mi ha spinto a reagire. Ho subito tre infortuni lo scorso anno, fanno parte del gioco ma non così tanti, ho imparato a reagire.

Magari però sono stati anche l’occasione per lavorare su qualcosa in particolare.
Proprio così, se sono migliorata tantissimo è proprio penso perché ho lavorato tanto sulla tecnica, che è una cosa che puoi fare a basso impatto. Avevo tanto tempo per farlo e l’ho messo a frutto.

Come ti trovi a Roma?
In parte per me è come essere tornata in Costa D’Avorio, come lì qui va tutto a mille, c’è tanta frenesia, a Rubiera invece era tutto più tranquillo.

Tra l’altro condividi l’appartamento con una tua collega atleta, Luminosa Bogliolo.
Sì ed è davvero bello, lei mi ha portato energia nuova, positiva. Nonostante anche lei abbia subito diversi infortuni è sempre molto motivata, molto allegra. Gliel’ho anche detto, l’anno scorso ho preso spunto da lei, dalla sua determinazione ad affrontare le cose.

Qual è il tuo posto preferito della Capitale?
Difficile! Ma direi il Colosseo la sera, con tutte le luci accese. O passeggiare per piazza di Spagna la domenica mattina.

Rubiera ti manca?
Mi manca troppo! Ma inizio a fare paragoni, quando sono lì magari ho voglia di tornare a Roma, mi sono ambientata bene. Certo, a Rubiera ho la famiglia, gli amici.

E la Costa d’Avorio?
 Tanto, spero di poterci tornare dopo i mille giri di quest’anno, dopo le Olimpiadi.

Insomma, non c’è un solo posto dove ti senti a casa.
Dipende dal momento, con chi sono. Ora per esempio mi sento più a casa a Roma.

Tu sei anche appassionata di basket.
Mi piacciono i giocatori! Scherzo, è uno sport molto fisico, molto di contatto, mi piace tanto.

E nel tempo libero cosa ti piace fare?
In questo periodo non ne ho davvero tanto, ma diciamo che la domenica mi piace passeggiare con gli amici, farmi le treccine, magari un aperitivo, quelle cose normali che non riesco a fare dal lunedì al sabato.

Hai un rito pre-gara?
R. Ascolto la musica a palla, Afrobeat, che poi è quella che ascolto sempre ma è proprio il mio rito. E poi mangio un panino al burro di arachidi, sempre sempre, il mio allenatore mi prende in giro, dice ‘certo, la gara è andata bene perché hai mangiato il panino, non per l’allenamento fatto.

All’atletica come sei arrivata?
R. Tramite la scuola, in prima media. Ero brava in tutti gli sport, avevo vinto gli studenteschi nel salto in lungo. Ma a Rubiera non avevo tanti amici, passavo il mio tempo tra scuola e casa, allora la prof mi spinse a provare l’atletica. Volevo fare salto in lungo o ostacoli, ma gli ostacoli non venivano, e sul salto in lungo c’era una mia amica, allora mi sono buttata sulla velocità.

Cosa provi oggi sui blocchi dei cento metri?
Tanto orgoglio, penso a tutto il lavoro fatto, il sacrificio per trasferirmi qua a Roma a spese mie, il primo anno è stato difficile, e poi tutta la fatica, gli allenamenti duri, penso a tutto il mio sforzo.

Cosa ti aspetti da questa estate?
Tanto divertimento e tanto stupore. Non dico niente prima, non dico niente dopo, anche per l’indoor è stato così. Sono i risultati a parlare di noi.

Da Tokyo in poi è completamente cambiata l’aria, la percezione dell’atletica italiana.
E’ cambiata la mentalità. Prima pensavamo ‘che bello, ho fatto il minimo per qualificarmi’, oggi inizi a crederci, a pensare di poter vincere una medaglia. Credo sia per questo che stanno arrivando tanti risultati, uno fa bene, l’altro allora pensa ‘posso farlo anche io’. E’ cambiato tutto ma dobbiamo ricordarci che l’atletica non è solo qui, dobbiamo competere con il mondo.

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