Un numero impressionante se si pensa che nell'ultima edizione pre-Covid, il 2019, erano 900, meno della metà

Dici mezza maratona in Italia e ti viene in mente la Roma Ostia. E se dici Roma Ostia pensi alla famiglia Duchi, che di padre in figlia l’ha inventata nel 1974 portando la maratonina del campionato interbancario da 313 atleti a essere l’half marathon più partecipata dello Stivale, con un record di oltre 12mila iscritti nel 2015. Domani allo start saranno 9.200, con un boom di stranieri che toccano quota 2000. Un numero impressionante se si pensa che nell’ultima edizione pre-Covid, il 2019, erano 900, meno della metà. Partenza come al solito nel cuore dell’Eur per poi sfilare, dopo i primi chilometri, dritti verso il mare sulla Cristoforo Colombo fino all’arrivo a Ostia.

“Abbiamo un percorso che potremmo definire mediocre, ma la tradizione conta molto e la gente viene da tutto il mondo”, dice a LaPresse Luciano Duchi, che questa gara l’ha inventata quando, responsabile della cassa di risparmio bancaria di Roma, la organizzò per la prima volta su una distanza di 28 km . “Non nasceva come grande evento, la gente che correva era poca, veniva presa in giro – ci racconta – ma proposi il progetto e piacque all’ufficio pubblicitario della banca che ci diede 5 milioni per organizzare un evento che coinvolgesse oltre agli agonisti anche scuole, dopolavori. Era un altro mondo, l’età media era di 30-31 anni, oggi è tra i 44 e i 55, ci sono molti più amatori. Si correva in mezzo al traffico, non c’erano i chip per rilevare i real time: all’inizio c’erano i cronomestristi della Fidal, poi ci inventammo gli ‘imbuti’ all’arrivo in cui incalanavamo gli atleti e registravamo il numero di pettorale. Qualcuno tagliava: nel 1978 avevamo già una specie di tilt ma un dipendente della Banca commerciale italiana barò e arrivò primo, mandando tutto in tilt. Un anno invece decidemmo di far partire prima tutte le donne: quando arrivarono i top della gara maschile ci fu un ingorgo, un’atleta fu letteralmente travolta da un keniano”. Intoppi a parte, Roma Ostia funziona e cresce.  Nel 1995 Duchi diventa presidente della maratona capitolina, “c’era Mediaset in campo fece cose pazzesche, un anno alla partenza avemmo Ambra Angiolini e le ragazze di Non è la Rai. Nel 1999 non ci fu la Roma Ostia ma la mezza maratona Roma Urbs Mundi, però la gente c’era affezionata, mi chiamò Rutelli e mi disse ‘Dobbiamo rifarla’“.

Dietro le quinte c’è già Laura Duchi, dal 2008 presidente del gruppo sportivo bancari Romani e race director della gara: “a un certo punto abbiamo capito che la gestione familiare non riusciva più a contenere tutte le esigenze della gara, con il crescere dei numeri abbiamo dovuto standardizzare i processi e farla diventare ‘un’impresa’, con professionisti che la portassero avanti insieme a noi. Da qui l’accordo con Rcs Sport ed Eventi, fondamentali sulla ricerca di partner e sulla comunicazione”, ci spiega. Alla Roma Ostia lavorano tutto l’anno tre persone: nei giorni dell’evento ci sono 350 volontari per il percorso, 50 del comitato organizzatore, 150 al villaggio cui si aggiungono circa 100 della protezione civile che contribuiscono a sorvegliare il percorso di gara. “Quello che a un certo punto ho capito e su cui ho deciso di investire – è che bisognava puntare sulla modernizzazione e la digitalizzazione. Altre gare sono rimaste uguali a se stesse, noi abbiamo provato a cambiare”. La parte digital, esplosa negli ultimi anni, è stata fondamentale: “l’organizzazione è rimasta quella, migliorando e affinando alcune cose, ma è anche grazie al passaparola sui social che oggi abbiamo circa 2mila runner stranieri, molti da Francia e Inghilterra”.

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