È la terza città della Spagna ma da qualche anno è diventata la Capitale del running in Europa

È la terza città della Spagna ma da qualche anno è diventata la Capitale del running in Europa. Domani, la Valencia Marathon vedrà al via 30mila persone, il 50% stranieri: nell’ultima edizione pre-Covid, quella del 2019, erano circa 10mila in meno. Tutto merito di un lavoro senza sosta messo in piedi dal progetto ‘Valencia città del running’, che lavora 365 giorni l’anno: “C’è il lato internazionale, legato ai grandi eventi che sono la maratona e la mezza maratona con cui puntiamo a ottenere i World records, ma noi vogliamo far correre tutta la comunità di Valencia”, spiega a LaPresse Alex Heras, manager di Valencia Ciudad del Running e capo della comunicazione Valencia Half and Marathon.
 
L’arma segreta, se così si può dire, è un disastro naturale: nell’ottobre 1957 il fiume Turia straripò, allagando la città e mietendo vittime. Il corso del fiume fu poi deviato dal centro abitato e sul vecchio letto, ormai asciutto, i cittadini chiesero che fosse realizzato un parco, i giardini del Turia, un percorso completamente pianeggiante e lungo circa 9 chilometri, praticamente perfetto per correre. “Dico sempre che se avessimo voluto creare la città del pattinaggio sarebbe stato difficile: questa era già la città del running, molto prima che noi creassimo il brand”, spiega Heras. Di corsa in corsa, la maratona cittadina è alla sua 42sima edizione, ma il progetto di lanciare Valencia nello scenario internazionale nasce nel 2013, con l’interessamento della Trinidad Alfonso Foundation, una società privata, in collaborazione con il Comune: “Dal 2014 abbiamo iniziato a lavorare su come usare lo sport per promuovere la città: così abbiamo creato il progetto ‘città del running’ che è un po’ un ombrello”.
 
Sotto ci sono i due grandi eventi, la maratona e la mezza, che hanno ottenuto rispettivamente la  World Athletics platinum and gold label. Ad attrarre i runner professionisti e non in questa città della costa sudorientale è la velocità del percorso, che permette di tentare di realizzare il proprio miglior tempo: del resto qui sono stati realizzati dal 2017 al 2021 nove record mondiali sulla 5km, sulla 10 km e sulla mezza maratona. E la 42 chilometri? “C’è un solo uomo al momento che può farlo, ed è Eliud Kipchoge – spiega Heras – ma per noi è molto complicato averlo, dobbiamo andare a cercare il prossimo Eliud in Kenya. Siamo invece fiduciosi nel record femminile, domenica esordirà sulla distanza Letesenbet Gidey, che ha  il record del mondo sui 5000, 10000, 15K e sulla mezza, due proprio qui a Valencia. Può stupirci”.
 
Ma sotto l’ombrello c’è anche la “rete locale”, i centinaia di appassionati che corrono ogni giorno e competono in più di 40 gare ogni anno. “Il nostro modello è quello dei New York Road Runners, abbiamo una rete di 45-50 club, il più importante è SD Correcaminos, con decine di eventi durante tutto l’anno per coinvolgere tutti e creare una vera e propria comunità”, spiega Heras. Il fiore all’occhiello è il giro da 5 chilometri nei giardini del Turia: un circuito ad hoc per gli atleti, approvato dall’Istituto Valenciano di Biomeccanica e dalla federazione spagnola di atletica: è il percorso più utilizzato dai runner in Spagna, come dimostrano i dati della popolare app Strava.
 

Al progetto ‘Valencia città del running’ lavorano in pianta stabile circa 35 persone: ma durante l’autunno, stagione dei due grandi eventi, sono quasi mille le persone coinvolte a diverso titolo. Secondo uno studio realizzato dall’Ivie, l’Istituto valenciano di ricerca economica, relativamente all’ultima edizione della normalità pre-Covid, cioè quella del 2019 l’impatto sull’economia cittadina è stato pari a 24,9 milioni di euro. In sostanza, per ogni euro speso per l’organizzazione della maratona, sottolinea lo studio – se ne sono generati 4,2 di spesa turistica. Nel 2019 solo i visitatori stranieri hanno messo a terra 13,7 milioni, poco più di 9 gli spagnoli. Numeri enormi, se si pensa che la spesa per la realizzazione della maratona è stata quell’anno di 5,4 milioni di euro (di cui il 66,9% a carico degli sponsor, il 26% derivante dalle iscrizioni, il 2,8% dalle istituzioni e il 4,3% da altre fonti).  E che contribuiscono alla creazione e al mantenimento dell’equivalente di 524 posti di lavoro a tempo pieno. “I numeri sono in crescita di anno in anno – conferma Heras – siamo passati dai 3.6000 runners del 2010 ai 30mila pettorali di quest’anno, sold out diversi mesi prima. Ma soprattutto, siamo riusciti a diventare la prima ‘città del running’ al mondo, trasformando Valencia in un parco giochi per gli appassionati di questo sport”.

 

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