Stefano Baldini, medaglia d'oro alle Olimpiadi nel 2004: "Un'esperienza da fare almeno una volta nella vita"

Al via domani ad Atene la maratona ‘autentica’, quella che tutti i runner vorrebbero correre almeno una volta nella vita: sulle orme di Filippide, si parte dalla città di Maratona per lo straordinario arrivo nello stadio Panathinaiko della capitale greca, inaugurato nel 566 avanti Cristo e unico grande stadio del mondo costruito interamente con marmo pentelico. Qui, il nostro Stefano Baldini tagliò il traguardo vincendo la medaglia d’oro olimpica nel 2004. “È passato tanto tempo, era 18 anni anni fa – ricorda parlando con LaPresse – Ci sono tornato però tre anni fa con un gruppo di amici ed è stato emozionante, mi ricordo tutto chilometro per chilometro, praticamente mentre correvamo facevo la radiocronaca: ‘Qui è successo questo, qui c’è quest’altro’… È stata una gara molto particolare“.
 
Cinquantamila circa, provenienti da 119 nazioni, gli iscritti agli eventi. Sulla start line della gara più lunga 15.313 atleti, moltissimi provenienti dall’Italia. Ma per chi non è ancora pronto alla distanza regina c’è la 10 chilometri (che si corre stasera), con 12.102 iscritti, una 5 chilometri con 16.124 al via e kid’s race da 1,2 chilometri, tutte con percorso interamente cittadino e arrivo nello Stadio. La gara torna al suo splendore dopo i problemi dell’era Covid, con l’annullamento nel 2020 – comune a tutti gli eventi sportivi di quella stagione –  e la capienza limitata di un massimo di 500 atleti per gara dello scorso anno.
 
Il percorso non è dei più facili, con partenza alle 9 e rischio temperature elevate (le previsioni indicano una minima di 12 e una massima di 21 gradi): “Non è facilissimo, si va dal mare al mare ma in mezzo ci sono una serie di colline – ci dice Baldini – i primi 15 chilometri sono molto scorrevoli e qui ci vuole tanta pazienza e capacità di distribuire lo sforzo. Dal 15simo al 32simo chilometro ci sono una serie di colline che salgono anche per oltre un chilometro, non di tantissimo, però è un po’ un tormento. Dal 32simo fino quasi alla fine si scende, con una pendenza del 1-2%. L’unica differenza tra il percorso della maratona olimpica e quella ‘autentica’, come la chiamano, è che quest’ultima fa un giro dell’isolato prima di entrare nello stadio, dove quasi subito c’è l’arrivo, mentre alle Olimpiadi facevamo un giro e mezzo della pista, passando due volte davanti al pubblico. Ma è ugualmente bellissimo”.

Insomma, una maratona non veloce ma irrinunciabile. Qui, infatti, nasce il mito della corsa, con il mito di Filippide. Secondo Erodoto, che ne parla nel sesto libro delle Storie, il militare ateniese ed emerodromo – cioè un messaggero, allenato a percorrere lunghe distanze – viene mandato da Atene a Sparta per chiedere soccorso nella battaglia contro i persiani, percorrendo oltre 225 km in due giorni e incontrando lungo la strada il dio Pan, che gli ordina di chiedere ai suoi concittadini come mai non si curassero di lui. Filippide porta a termine la missione e consegna il messaggio, ristabilendo l’amicizia tra il suo popolo e il dio. Storia senz’altro epica, ma che nulla ha a che fare con quella che conosciamo e che è raccontata invece da Plutarco, che nel suo ‘La gloria degli Ateniesi’ ripesca il messaggero eroe raccontando che, con le armi ancora addosso, percorse i 42 chilometri che separano Maratona da Atene per annunciare la vittoria sui persiani: riuscì appena a dire “abbiamo vinto” per poi stramazzare al suolo. Nello scritto nel I secolo dopo Cristo, però, il protagonista si chiama Eucle: è solo con Luciano di Samosata, nel secolo successivo, che il corridore viene chiamato Filippide. “Una volta nella vita vale assolutamente la pena fare questa maratona – raccomanda Baldini – tra l’altro in questo periodo il clima ad Atene è bello, e poi si può partecipare alla cerimonia di apertura, il sabato mattina, nel luogo della battaglia di Maratona”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata