Ricorrenza speciale per il 'figlio del vento', nominato dal Comitato Olimpico Internazionale "Atleta del XX secolo"

Gli ori olimpici (nove in tutto), l’eredità raccolta da Jessie Owens (nato come lui in Alabama, nel profondo sud, segregazionista, degli Stati Uniti), le battaglie per i diritti civili, le scelte politiche (si è apertamente schierato contro Trump), la lotta al doping (anche se pure lui fu trovato positivo almeno tre volte pochi mesi prima dei Giochi di Seul del 1988), la carriera da cantante, con due album pubblicati negli Anni ’80. Tutto questo e molto altro è Carl Lewis, straordinario atleta americano che oggi compie 60 anni.

Nato il 1° luglio 1961 a Birmingham, in Alabama, è stato soprannominato “il figlio del vento” ed è considerato uno degli atleti più forti di tutti i tempi, tanto che il Comitato Olimpico Internazionale lo ha nominato “Atleta del XX secolo“. Straordinaria, in tal senso, l’impresa alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984, quando Lewis conquistò quattro medaglie d’oro (100 metri, 200 metri, staffetta 4×100 e salto in lungo), eguagliando il mito Jessie Owens, che a Berlino, nel 1936, aveva fatto la stessa cosa davanti a Adolf Hilter.

Nel corso della sua carriera, Lewis ha dominato le gare di velocità (100, 200 metri e staffetta 4×100) e il salto in lungo. Ha conquistato 10 medaglie olimpiche (9 ori e un argento) in quattro partecipazioni ai Giochi, tra Los Angeles 1984 e Atlanta 1996, altrettante medaglie iridate (8 d’oro, una d’argento e una di bronzo) in quattro edizioni dei Mondiali tra Helsinki 1983 (la prima edizione in assoluto) e Stoccarda 1993.

Negli Anni ’80 divenne planetaria la rivalità con l’acerrimo nemico Ben Johnson, fino a quando – ai Giochi di Seul 1988 – il canadese non fu trovato positivo a un controllo antidoping e squalificato, dopo aver vinto (con tanto di record mondiale) l’oro nei 100 metri. Quell’oro fu poi assegnato proprio a Lewis.

Elegante nella corsa, arrogante nei toni, sempre pronto a puntare il dito contro qualche collega dal rendimento “sospetto”, a sua volta detestato da molti sprinter, che non hanno mai nascosto dubbi sulle sue prestazioni, Lewis è stato sempre un “personaggio contro“, capace di suscitare ammirazione e invidia allo stesso tempo. Vegano, ambasciatore della FAO, progressista. Un campione che non ha mai avuto paura di schierarsi, dentro e fuori dagli impianti sportivi. Come quando posò su tacchi a spillo rossi ai blocchi di partenza per una nota campagna pubblicitaria in un memorabile scatto di Annie Leibovitz. Era il 1994 e l’America puritana lo attaccò frontalmente, “accusandolo” di essere gay. Lui non fece una piega e andò avanti per la sua strada, continuando le sue battaglie.

D’altra parte Lewis è sempre stato così. Abituato ad andare controcorrente. A scattare dai blocchi di partenza e fuggire via, senza guardarsi indietro. E senza farsi più riprendere.

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