La gioia dell'atleta: "E' stata fatta giustizia"

 Alex Schwazer non praticò doping: i campioni di urina furono alterati. L’ordinanza del giudice di Bolzano segna la svolta nell’intricato caso del marciatore azzurro, che ora può esultare per un giorno, dice, atteso “da quattro anni e mezzo”. Il gip Walter Pelino ha disposto l’archiviazione del procedimento penale a carico dell’altoatesino per “non aver commesso il fatto”. E non è tutto: nelle motivazioni vengono lanciate durissime accuse nei confronti della Wada, l’agenzia mondiale antidoping e la Iaaf, la Federazione Internazionale di atletica, oggi World Athletics. La vicenda, assai intricata, è quella legata all’accusa di frode sportiva per la positività riscontrata da Schwazer in un controllo a sorpresa il 1° gennaio 2016. Positività che costò all’atleta, campione olimpico nella marcia a Pechino 2008, l’esclusione dalle Olimpiadi di Rio di quell’anno e una squalifica di otto anni, considerata la recidiva al doping. Squalifica che l’azzurro sta ancora scontando. Schwazer, al contrario del caso del 2012 in cui ammise tra le lacrime la sua responsabilità, in questa occasione si è sempre dichiarato innocente. Da subito, lui e il suo entourage avevano parlato di anomalie nella vicenda. Vicenda che, con il trascorrere dei mesi, ha via via assunto contorni da spy story.

 

Il gip ha dato loro ragione, accogliendo la richiesta della Procura che aveva chiesto l’archiviazione lo scorso dicembre. Nelle conclusioni dell’ordinanza si legge che il giudice “ritiene accertato con alto grado di credibilità razionale che i campioni d’urina prelevati” a Schwazer nel 2016 “siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e dunque di ottenere la squalifica e il discredito dell’atleta come pure del suo allenatore, Sandro Donati”. La manipolazione delle provette, ha evidenziato, “avrebbe potuto avvenire in qualsiasi momento”. Nella vicenda, per il gip, emerge una condotta non proprio positiva di Wada e Iaaf: “Hanno operato in maniera totalmente autoreferenziale”, arrivando “al punto di produrre dichiarazioni false”. E “sussistono forti evidenze del fatto che nel tentativo di impedire l’accertamento del predetto reato siano stati commessi una serie di reati”. Il gip ha quindi invitato il pm ad effettuare nuove indagini che portino a capire chi e perché ha manipolato le provette.

 

Per Schwazer è un passo importante nel suo inseguimento al sogno a cinque cerchi: l’obiettivo resta il grande ritorno in occasione dei Giochi di Tokyo. Intanto, l’atleta esulta per la vittoria che può regalargli una seconda vita nell’atletica. “Sono molto felice che dopo quattro anni e mezzo di attesa finalmente è arrivato il giorno in cui è stata fatta giustizia”, ha commentato Schwazer, che ha appreso la notizia mentre si stava allenando. “Probabilmente non potrò dimenticare tutte le cose, ma quanto successo oggi – ha aggiunto – mi ripaga un po’ di tante battaglie che insieme ad altri che mi sono stati vicini ho dovuto affrontare in questi quattro anni e mezzo, che non sono stati per nulla facili”.

 

Ed è ovviamente un “giorno di sollievo” anche per Donati, ma che “non può cancellare anni di sofferenza e di impotenza verso la verità imposta dal potere”, ha spiegato a LaPresse. “Soltanto quando è entrata in gioco la magistratura sono venute fuori alcune cose, anche se in minima parte. Ora vorrei che gli addetti ai lavori e il pubblico sportivo rilfettano su questo caso affinché cose del genere non accadano mai più”. Donati ha voluto ringraziare il presidente del Coni Giovanni Malagò: “Dietro alle quinte ci è sempre stato vicino”. Per Stefano Mei, neo presidente della Fidal, con l’archiviazione del procedimento si potrebbero aprire “scenari inaspettati”.

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