L'intervista all'atleta fresco di doppia medaglia di argento
“Prevale più il rammarico per l’oro mancato o la gioia della medaglia? La gioia, indubbiamente”. Così a LaPresse Filippo Macchi, fresco di doppia medaglia di argento alle Olimpiadi di Parigi, nel fioretto singolo e nel fioretto a squadre. “La gioia prevale, specie nel vedere l’accoglienza delle persone che mi vogliono bene. Ieri – racconta Mecchi, che LaPresse ha incontrato nella sua casa di Cascina, nella provincia di Pisa – sono venute tantissime persone all’aeroporto di Roma, nonostante Pisa, la mia città di provenienza, non sia cosi vicina a Roma. Non potrei essere più felice, soprattutto per essere circondato da persone cosi cosi”.
Macchi: “Accoglienza al mio rientro è stata spaziale”
“L’affetto che ho ricevuto al mio rientro è stato spaziale“, ha proseguito Filippo Macchi. “C’erano tantissime persone arrivate apposta da Pisa a Roma per salutarmi. La prima cosa che abbiamo fatto è andare tutti insieme a pranzo fuori. Poi ci siamo messi in viaggio, direzione casa, perché comunque è stata una trasferta pesante”.
Macchi: “Ora riposo poi testa a Los Angeles 2028”
“I miei progetti per il futuro non cambiano. Ora, un po’ di riposo, sicuramente. Ho bisogno di staccare, perché è stato un anno particolare, soprattutto da fine aprile a oggi”, continua Macchi. “Devo riposare: abbiamo fatto un conto l’altro giorno con alcuni compagni e praticamente dal 28 aprile a ieri abbiamo passato a casa praticamente una sola settimana. Dopo il riposo si ricomincia. Gli obiettivi sono sempre gli stessi: andare in palestra, allenarsi, cercare di migliorarsi giorno per giorno. Per fare una stagione, due stagioni, e arrivare quindi a ridosso del nuovo periodo olimpico, che sarà nel 2028 a Los Angeles“.
Macchi: “Miei fratelli ‘tradito’ sport di famiglia”
“La schema è lo sport di famiglia, e i miei fratelli hanno un po’ tradito la tradizione. Però – spiega Macchi – non è un tradimento: la scherma non era una cosa per loro, non gli è mai piaciuto. Francesco, mio fratello di mezzo, gioca a calcio, nella primavera della Lucchese. Alessandro gioca a tennis, qui vicino casa. Io sono il loro primo grande tifoso: se loro sono felici sono felice anche io per loro“.
Macchi: “Mia Olimpiade da 8, per vincere ho tempo”
“La mia Olimpiadi di Parigi è da 8. Mi do un bell’otto, ovviamente per i risultati. Ma soprattutto per il percorso che ho affrontato durante queste olimpiadi. Sono stato sempre libero di testa, spensierato. Ho sempre vissuto i giochi olimpici come una cosa bella. Anche in pedana su ogni stoccata ho cercato di dare il meglio di me. Sono orgoglioso di quello che ho fatto. Ovviamente – aggiunge l’atleta originario della provincia di Pisa – resta un po’ di rammarico. Quando vai vicino al sogno di ogni atleta e di ogni ragazzo, un po’ di amaro in bocca te lo lascia. Però va bene cosi: sono giovane e avrò altre possibilità“.
Genitori Macchi: “Da nostro figlio una lezione di vita e di sport”
“Abbiamo visto la finale al Gran Palais e ce la siamo goduta dal vivo. Dopo l’assegnazione della stoccata finale, mi ricordo che sono sceso dalle tribune ho chiamo subito il maestro, Marco Vannini, dicendogli che era stato un furto. Invece lui mi ha tranquillizzato e mi ha detto ‘vabbè, godiamoci questa medaglia d’argento‘. Poi, sinceramente, ho sentito quello che ha dichiarato Filippo dopo l’incontro. Mi ha dato una lezione di vita. Effettivamente noi siamo uomini sport e bisogna rispettare le decisioni arbitrali”, così Simone Macchi, il padre di Filippo.
Genitori Macchi: “Gare e comportamento Filippo da 10 e lode”
“Al termine della finale sono stata almeno dieci minuti a piangere. Ero li che non mi capacitavo. Poi con immenso orgoglio ho sentito le risposte di Filippo ai microfoni e mi sono chiesta ‘ma da chi ha preso?”. A parlare, ricordando con il sorriso l’esperienza appena conclusa alle Olimpiadi di Parigi di Filippo Macchi, è la mamma, Michela Zurlo. “Per Me Filippo – aggiunge – è stato da 10 e lode, sia per il comportamento, che per la scherma espressa. Noi facciamo scherma da tutta la vita, anche se ad un livello diverso, e abbiamo potuto apprezzare quello che ha espresso Filippo su quelle pedane lì”. “Per me – aggiunge il padre dell’atleta azzurro – un dieci e lode per come ha affrontato il post-pedana. Un dieci per la prova atletica e la competizione. Anzi, forse anche per la gara si merita il dieci e lode, perché l’oro lo avrebbe meritato se non era per quella famosa stoccata”.
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