Il sedicesimo album del cantautore milanese uscirà il 12 gennaio: "Album che rappresenta nuova energia"

“‘L’Inizio’ è un disco senza data di scadenza“. Dopo 5 anni Biagio Antonacci torna con un nuovo album di inediti, il sedicesimo della sua trentennale carriera, in uscita venerdì 12 gennaio in formato Cd e vinile pubblicato su etichetta Iris e distribuito da Epic Records/Sony Music Italy, Reduce da un fortunato 2023 di concerti sia nei palazzetti che all’aperto, il 60enne cantautore milanese in questo disco ha raccolto 15 brani scritti negli ultimi quattro anni e lasciati sedimentare prima di diventare da pensieri a vere e proprie canzoni. Antonacci, che del disco ha scritto testi e musiche avvalendosi di collaboratori ormai storici come Michele Canova e Placido Salamone e nuovi come Simonetta e Zef, ha scelto di intitolare il suo nuovo lavoro discografico partendo dal titolo dell’unico brano non firmato dal cantautore, ‘L’inizio’ appunto, scritto per lui da Giorgio Poi. È solo la seconda volta nella sua trentennale carriera che l’artista milanese non scrive un brano di un suo disco; era successo prima solo nel 2014 con ‘Le Veterane’, scritto, prodotto e arrangiato da Paolo Conte.

“Energia, vitalità, nuovi orizzonti”

Filo conduttore di questo nuovo lavoro sono il cambiamento e l’inizio, che non a caso dà il titolo all’album, e che “per me rappresenta nuova energia, vitalità, nuovi orizzonti da raggiungere“. “È un disco nato in un momento complesso della mia vita, la lavorazione e la scrittura è iniziata durante il Covid con varie interruzioni e cambi di idee 1000 volte. È un po’ un disco nato da una progressione senza avere una data di scadenza“, racconta a LaPresse Antonacci. “‘L’inizio’ per assurdo è proprio quello che vorrei cancellare, perché a me piacciono i concetti circolari e non lineari: non pensare ci sia un inizio e una fine ma che ci sia un circolo nella vita per percorrere una serie di cose e per cui è naturale iniziarle”. A proposito della canzone l’Inizio, Antonacci la dedica al figlio e racconta: “Giorgio Poi, che avevo conosciuto da poco, ha interpretato nella maniera migliore l’attesa di un nuovo inizio: una promessa d’amore di un figlio che verrà. Scritta da lui, che non è padre, perché volevo che raccontasse una cosa inedita per lui rivolgendola a me. Uno scambio di sensazioni molto belle, che vanno oltre la stessa canzone”.Un album che canta naturalmente anche l’amore, tema caro all’artista di Rozzano (“da ragazzo scrivevo poesie d’amore ai miei amici per i loro amori”), un amore che può essere eroico come quello di Anita Garibaldi per il suo Giuseppe, ma anche un amore adolescenziale come in ‘Tridimensionale‘ o l’amore di un padre per il proprio figlio come ne ‘l’Inizio’ e in ‘Lasciati pensare’. A proposito della figura femminile, Antonacci l’ha voluta celebrare appunto individuandola nella figura di Anita Garibaldi “una donna di oggi: emancipata, che era madre, lavoratrice, combattente, complice, amante e moglie. Aveva tutte le qualità che le donne hanno quando possono usufruire della fiducia dell’uomo. E quando l’uomo gli permette di essere completa una donna è un essere superiore“. Nell’album Antonacci si muove attraverso lunghe riflessioni sulla complessità del mondo che ci circonda come nel singolo già uscito in radio ‘A cena con gli Dei’ in cui parla “di un uomo solo a casa che guarda la violenza, i bambini morire e il mondo che va male. Un uomo impotente, perchè le cose non potranno cambiare, che si abbandona e si arrende di fronte a quello che stiamo vivendo in questo periodo”. Un album dalle sonorità diverse, con richiami anche al grande cantautorato italiano degli anni ’80 come nella canzone ‘È capitato’ che si apre con un suggestivo assolo di sax proprio tipico delle “ballad anni ’80. “Mi piace, l’abbiamo fatto volutamente così con una base che portava nostalgia. E quando canti una musica che ti porta nostalgia – spiega – tu canti con quello spirito, quindi puoi essere rock, country o altro ma è la base che fa la differenza“. Nel disco è presente anche un suo grande classico, ‘Sognami’ nella versione portata lo scorso anno a Sanremo insieme a Tananai e Don Joe.

Ritorno al Festival: “Non lo escludo ma non sono ancora pronto”

E proprio su un suo possibile ritorno al Festival, il cantautore milanese ammette: “non lo escludo un domani ma per ora non sono pronto per tornare nonostante Amadeus abbia fatto diventare il Festival meno competitivo rispetto al passato. Un Festival di culture, età e pubblico diversi tutti messi insieme dalla testa di Amadeus che ha sdoganato Sanremo facendolo diventare per tutta la famiglia“. E a proposito delle nuove tendenze musicali, dal rap alla trap, Biagio Antonacci ha una visione aperta. “Io oggi ascolto tutta la musica, mentre 10 anni fa non l’avrei fatto. Nel rap, più che nella trap, ho trovato artisti molto forti, che raccontano nella loro musica inconvenienti e desideri della loro vita. E io li rispetto, perchè ogni tipo di linguaggio è soggettivo“, dice. “‘È l’Italia che va’ cantava Ron, che si porta dietro tutto dalla musica al tempo. Noi non possiamo esimerci dall’ascoltare quello che accade nel nostro paese, altrimenti diventiamo egoisti che pensano sempre che nel loro orticello ci sia la verdura migliore ma non è così”, conclude il cantautore milanese.

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