Esce il terzo album 'Volume 1' del progetto del cantautore romano: "E' stata una passeggiata in cui ho dato il meglio di me"
Un progetto coraggioso e visionario, che si traduce in 40 brani inediti regalati al pubblico: è ZeroSettanta, la trilogia di album che Renato Zero ha pubblicato in occasione dei suoi 70 anni. Oggi esce il terzo, ‘Volume 1’, dopo i primi due il 30 settembre, giorno del suo compleanno, e il 30 ottobre. Al centro resta l’amore. “Per me questa è stata una passeggiata in cui ho dato il meglio di me”, racconta facendo un bilancio di quest’opera monumentale e bellissima, che racchiude la summa dello Zero-pensiero. “Quando ho messo insieme i brani, dovevo poi mettere ordine anche nelle sequenze e negli accostamenti. Mentre facevo la scaletta, man mano mi convincevo sempre di più della bontà del progetto. L’amore è presente in tutte le tracce (in questo terzo disco sono 13, ndr) ma credo che il solo fatto di utilizzare la comunicazione musicale implichi amore. Amore per la musica, amore per il pubblico. C’è sempre un sottofondo di amore, qualcosa che si legge nelle pupille guardando negli occhi l’altra persona”. In questo difficile periodo, molte cose mancano all’artista, come a tutti: “Mi mancano gli abbracci quotidiani sul marciapiede, stringere mani, conversare, il tavolo di una trattoria. Questo è un elemento che manca proprio a Roma, e credo all’Italia intera. Parlando di Gigi Proietti, ad esempio – racconta ricordando l’amico scomparso – quando io andavo in queste trattorie ruspanti, non si contano le volte in cui lo incontravo. Lui veniva da me, era lui a venire da me e questo dimostra la sua umilità nella grandezza, si sedeva e cominciava a raccontare una barzelletta. Questa Roma è una Roma che dovrebbe essere riscoperta”. Dai suoi racconti, come da una delle canzoni dell’album, ‘Gli anni della trasparenza’, emerge un tocco di nostalgia, che Renato spiega così: “La nostalgia è un ingrediente che nelle dosi giuste può rappresentare un elemento di confronto: c’è quasi una carezza nella nostalgia, un cercare di lenire l’eventuale mancanza di appoggi. Il tempo non sempre mantiene quello che promette. La nostalgia però non deve essere troppo alimentata, va bene nelle dosi giuste”.
Una nostalgia che, nell’arco di tutta la trilogia ZeroSettanta, l’artista mostra anche nei confronti della melodia, che oggi a suo giudizio si sta un po’ perdendo. Al punto che nel brano di apertura di questo terzo album, ‘Amara melodia’, Zero presenta una richiesta di scuse proprio alle Signora Melodia che, agonizzante, tenta di sopravvivere nell’era in cui karaoke e plug-in sembrano aver preso il sopravvento. Una rassegnata apologia della lucente musica vera, che lentamente muore sotto i colpi dell’appiattimento sonoro. “Io spingo sempre i giovani – spiega – a percorrere strade alte, gratificanti. La produzione italiana negli ultimi anni, per la musica leggera, è una musica di consumo, come uno yogurt che scade. Non si ricorda nel tempo, come ‘Il cielo in una stanza’. Ma ci sono artisti che mi confortano, come Diodato, Ultimo, che stanno ritrovando quella strada. Non si tratta di essere antichi o moderni. Qui parliamo della melodia, dell’elemento centrale della musica. Su questo non mi sento un Don Chisciotte: si deve tornare a suonare con gli strumenti, con l’orchestra, lasciare da parte plug-in, autotune. La regola dovrebbe essere che la musica si fa insieme”. Perché, conclude, “la musica è come un salvagente provvidenziale, consente di raggiungere un approdo sicuro e duraturo: vi regalo questa finestra, dove affacciarvi nei momenti difficili”.
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