Milano, 3 dic. (LaPresse) – Il 7 dicembre sarà in onda su Rai1 il nuovo film per la tv Le nozze di Laura, una storia che si rifà al miracolo delle nozze di Cana del Vangelo di Giovanni: il regista, Pupi Avati, 77 anni e una grandiosa carriera alle spalle, racconta a Grazia, il magazine diretto da Silvia Grilli, in edicola questa settimana, il suo rapporto con la spiritualità. “È la prima volta che affronto un tema come la sacralità. Quando la ragione ti induce ad arrenderti, per andare avanti puoi solo credere nell’impossibile. E, nel mio film, l’impossibile accade”, dice.

Intervistato da Catherine Spaak per Grazia, Pupi Avati continua: “Metto in discussione la mia fede ogni giorno. Non solo a causa dei fatti di cronaca, ma anche osservando le vicende umane. Vengo a contatto con ingiustizie terribili, sento di persone che non hanno mai avuto nella vita un solo giorno di luce, di speranza, di felicità. Per esempio, ho un nipotino al quale è stata diagnosticata una malattia gravissima. E allora che cosa puoi fare? Devi ostinatamente pensare che sia possibile l’impossibile. Io, ora, vado in chiesa a chiedere a Dio di esistere. Questa è la mia preghiera”. E dopo la morte? “Penso che il mio io andrà in una direzione diversa dal mio corpo. Mente e corpo non sono la stessa cosa. La verità, poi, è che dentro sono ancora un ragazzino di 14 anni”.

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