Secondo l'azienda di servizio pubblico, la rilevazione degli spettatori tramite interviste telefoniche presenta "gravi carenze tecniche"

La Rai ha comunicato il recesso da Ter, la società degli editori radiofonici che produce i dati di ascolto, e stabilito di attivare tutte le azioni, in ogni sede, a tutela dell’Azienda di Servizio Pubblico. “Ter – Tavolo degli Editori Radio è la società nata nel 2016 con l’intento di promuovere una metodologia di rilevazione degli ascolti radiofonici in partecipazione con le altre società editrici radiofoniche e con le associazioni di categoria federate alle imprese di radiodiffusione. In questi anni, più volte, Rai ha avuto modo di constatare numerose criticità metodologiche, chiedendo a Ter, sia in sede di Tavolo Tecnico che in Consiglio di Amministrazione gli opportuni interventi al fine di migliorare l’affidabilità dei dati di ascolto radiofonici e offrire al mercato dati completi e tempestivi”, si legge in una nota. “A fronte della indisponibilità del board di Ter di apportare modifiche all’impianto metodologico e constatando che anche i numerosi inviti di AGCom siano rimasti negli anni disattesi, RAI – ravvisata la ormai cronica inadeguatezza delle attuali modalità di rilevazione sotto il profilo tecnico-metodologico – ha ritenuto necessario, al fine di tutelare gli investitori, gli ascoltatori e gli interesse della stessa Società, l’esercizio dell’immediato recesso da Ter Srl, segnalando all’AGCom tale situazione di mercato e promuovendo un ricorso d’urgenza innanzi al Tribunale Civile di Milano per inibire la pubblicazione dei dati derivanti dalle rilevazioni per il primo semestre 2023 relativi alle emittenti Rai”, prosegue la nota.

“Gravi carenze tecniche”

“Consapevoli del ruolo del Servizio Pubblico e a tutela dell’intero mercato radiofonico nazionale, Rai ha contestualmente rappresentato alle associazioni degli investitori di pubblicità e delle aziende della comunicazione (Upa e Una) la disponibilità a promuovere l’apertura di un nuovo tavolo di lavoro con tutti i player del settore radiofonico nell’ambito del quale tali soggetti possano svolgere, oltre che un ruolo propulsivo, anche un indispensabile presidio di garanzia e tutela di tutte le componenti del mercato e del migliore funzionamento delle metriche di rilevazione dei dati d’ascolto”, sottolinea la Rai. “Come più volte evidenziato, alla base dei rilievi da parte di Rai nei confronti della ricerca Ter vi sono gravi carenze dal punto di vista tecnico – in particolar modo relativamente al fatto che la ricerca sia ancora condotta esclusivamente tramite lunghe interviste telefoniche – e dal punto di vista della Governance che, come più volte chiesto anche da AGCom, non prevede la presenza delle imprese del settore pubblicitario e le relative associazioni (UPA-Utenti Pubblicità Associati e UNA- Aziende della Comunicazione Unite). A tale contesto di criticità, negli ultimi mesi, si è innestata una recente pratica commerciale volta a sollecitare gli utenti a riscontrare le interviste telefoniche sulle abitudini di consumo radiofonico mediante un richiamo all’emittente radiofonica preferita, in taluni casi anche indipendentemente dal suo effettivo ascolto che ha definitivamente minato l’autorevolezza e la credibilità dell’intera ricerca, rendendo ancor più evidenti tutti i limiti metodologici della stessa. Una modalità metodologicamente non corretta che l’azienda Rai non può perseguire, proprio per la sua natura di Servizio Pubblico”, conclue la Rai. 

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