L'editrice, regista e direttrice artistica della Milanesiana porta alla Mostra il suo nuovo film, "La Nave sul Monte"
Elisabetta Sgarbi è alla 78’ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con “La Nave sul Monte”, un film che trae ispirazione dall’omonimo brano degli Extraliscio. “La Nave sul Monte” sarà proiettato in anteprima alla 18esima edizione delle Giornate degli Autori mercoledì 8 settembre.
È la seconda volta che la Sgarbi arriva alla Mostra di Venezia con gli Extraliscio: nel 2020 aveva portato “Extraliscio – Punk da Balera. Si ballerà finché entra la luce dell’alba”, attualmente in replica in tutta Italia, distribuito da Nexo Digital.
Maridì Vicedomini l’ha intervistata in esclusiva per il settimanale “Visto”. L’intervista è nel numero 37 della rivista, in edicola fino a giovedì 9 settembre.
Elisabetta, come nasce questo nuovo progetto?
“Da una canzone degli Extraliscio, contenuta nel loro doppio album “È bello perdersi” dal titolo “La Nave sul Monte” e si ispira al capolavoro del regista tedesco Werner Herzog “Fitzcarraldo”. Era un brano già cinematografico, cui ho aggiunto il mio cinema. Il piccolo film è stato girato tra Ro, nel Ferrarese, mia terra d’origine, e la suggestiva Nave arenata sulle colline di Genga (in provincia di Ancona). Gli Extraliscio, Gilda Mariani e Leo Mantovani, insieme alle ballerine della tradizione romagnola, popolano un mondo ancestrale in cui ogni fermo immagine è una poesia che parla di ricordi e creazione”.
Elisabetta Sgarbi per la seconda volta a Venezia
È la seconda volta che lei è a Venezia insieme agli Extraliscio.
“Sì, lo scorso anno venne presentato in anteprima il mio film “Extraliscio-Punk da Balera. Si ballerà finché entra la luce dell’alba”, tutt’ora in sala, distribuito da Nexo Digital”.
Il liscio è il genere musicale che predilige?
“In realtà non ho mai voluto girare un film sul liscio, ma sugli Extraliscio, un gruppo musicale che rilegge la tradizione con innesti molto contemporanei. Tutto quanto emerge del liscio emerge dal loro punto di vista”.
La genesi dell’incrocio “cinema e musica”?
“Ho sviluppato una passione per gli Extraliscio e la loro storia e ho cercato di raccontarla con la macchina da presa: pertanto non potevo non incrociarmi con la musica”.
Quali emozioni le trasmette la musica?
“La musica è la forma pura dell’emozione intesa in senso assoluto, non di questa o di quell’emozione”.
Elisabetta Sgarbi regista dal 1999
Com’è nato il suo approccio alla regia?
“Ho girato molti film, dal 1999. Credo sia nata una passione quando ho iniziato a vedere intorno al 1995 un altro cinema, quello trasmesso da Enrico Ghezzi con il programma “Fuori Orario”, in onda su Rai 3 o che si poteva ammirare al Festival del Cinema di Taormina nelle edizioni dal 1991 al 1998, anni che vedevano la direzione artistica di Ghezzi. Il cinema è diventato per me un modo di vedere il mondo”.
Elisabetta, lei è una donna eclettica e vulcanica. Come si autodefinisce?
“Direi ‘Absolute beginner’, come cantava David Bowie”.
Da dove deriva questo suo temperamento così esplosivo e creativo?
“Da mia madre, senza dubbio, Rina Cavallini. Ma lei lo era molto di più di me”.
Cosa le ha trasmesso maggiormente sua mamma Rina?
“L’intuito, la generosità, la caparbietà e la vita”.
Come sono i rapporti con suo fratello Vittorio?
“Ottimi: gli voglio molto bene e lui a me”.
Con Vittorio condivide emozioni e progetti non solo affettivi, ma anche professionali?
“Sono il suo editore e per mio fratello la pagina scritta è di una importanza assoluta. Al contempo lui mi fa scoprire mondi che arricchiscono la mia vita umana e professionale”.
Elisabetta Sgarbi: “L’incredibile esperienza di veder rivivere i miei genitori in un film”

Ha mai pensato di fare un film con lui protagonista?
“Nei primi anni del 2000 ho girato un film sulla sua collezione di via dell’Anima, a Roma. Protagonisti erano mio fratello Vittorio e Luciano Emmer. Il titolo era “Belle di notte”. In seguito Vittorio è entrato in diversi miei film”.
Pupi Avati lo scorso anno ha girato un film sulla vostra famiglia, “Lei mi parla ancora”. Come l’ha accolto?
“È stata una esperienza incredibile e molto intensa rivedere i miei genitori giovani, fidanzati, prima della nostra nascita e ovviamente anche molto dolorosa nel rivedere la loro scomparsa”.
Che donna è nel privato? Quali sono i suoi hobby?
“Ho avuto la fortuna di fare dei miei hobby, lettura, musica, cinema, delle professioni, proiettandoli in un mondo e su un piano molto più complessi. A parte questo, amo passeggiare sulla spiaggia deserta, anche d’inverno”.
Lei è una donna d’impresa di successo: in quale altro progetto vorrebbe ancora sperimentarsi?
“ll successo è successo, riguarda il passato. Io cerco sempre di ricominciare da zero, di sperimentarmi in nuovi progetti”.
Chi avrebbe voluto essere in un’altra vita?
“Prendo in prestito una canzone: “Ne abbiamo avute di occasioni, perdendole, non rimpiangerle, non rimpiangerle mai”. La cantava Battiato”.
Cosa vuol dire per lei la parola arte?
“Al minimo, una forma di espressione ben riuscita”.
Se dovesse firmare un’opera artistica che rifletta questa pandemia, cosa immaginerebbe?
“Lo hanno fatto molto bene, con due saggi, Fabrizio Gatti autore de “L’infinito errore. La storia segreta di una pandemia che si doveva evitare” e Luca Ricolfi che ha scritto “La notte delle ninfee. Come si mal governa una pandemia”. Da citare sull’argomento anche un romanzo scritto a quattro mani da Ivan Cotroneo e Monica Rametta, “14 giorni. Una storia d’amore”, che presto vedremo anche al cinema”.
Con quale colore dipingerebbe il mondo attuale?
“Bianca Luce Nera”.
Chi è il punto di riferimento della sua vita?
“I miei genitori”.
Lei è credente?
“Credo di credere, ma non ne sono certa”.
Lei è caratterialmente ottimista?
“Assolutamente no!”.
I suoi prossimi impegni?
“Mi piacerebbe girare un film su Nino Migliori, un grande fotografo”.
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