di Laura Carcano

Roma, 16 ott. (LaPresse) – Giornalismo alla svolta, giornalisti sotto attacco dei blogger. Ad aprire la Festa del Cinema di Roma, questa sera, è il film Truth’ di James Vanderbilt. Il festival della capitale, diretto da Antonio Monda, prende il via con il thriller politico e giornalistico che ha come protagonisti Robert Redford e Cate Blanchett.

La storia di ‘Truth’, esordio alla regia dello sceneggiatore di ‘Amazing Spider Man’, è quella vera di Mary Mapes (interpretata da Cate Blanchett), produttrice della Cbs News, e dello storico conduttore Dan Rather (Robert Redford), uno dei padri del giornalismo ‘tv’, con cui la Mapes lavorò per anni al programma 60 Minutes.

La pellicola si ispira al libro ‘Truth and Duty: The Press, the President and the Privilege of Power’, scritto dalla Mapes, giornalista oltre che produttrice. Il film racconta le vicende che hanno portato al caso, noto come ‘Rathergate’, sui presunti favoritismi ricevuti da George W. Bush per essere arruolato nella Guardia Nazionale del Texas anziché andare in Vietnam. Una storia controversa e non confermata che, rivenuta fuori nel 2004, a due mesi dalle elezioni presidenziali statunitensi, ha poi provocato le dimissioni di Rather, dopo una lunghissima carriera televisiva, e il licenziamento della Mapes.

“Questa è una storia che ha fatto grande scalpore, io non ho visto 60 Minutes, ma ho letto il libro di Mary Mapes e l’ho contattata: il giornalismo mi affascina da sempre, avevo anche pensato di diventare giornalista. Poi ho incontrato Mary e ho pensato che valeva la pena girare questo film”, che sarà da gennaio nelle sale italiane, ha raccontato oggi in conferenza stampa James Vanderbilt .

60 Minutes’ mise in onda un reportage della Mapes e di Rather che esibiva prove secondo cui George W. Bush, futuro presidente Usa, ebbe un trattamento speciale mentre era nella Air National Guard tra il 1968 e il 1974. Ma la documentazione alla base dell’inchiesta giornalistica venne denunciata come falsa. “Ho trascorso molto tempo con Rather e la Mapes – ha detto il regista – e siamo stati molto attenti a non inventare nulla: la maggiore difficoltà è stata arrivare alla verità emotiva della storia”.

Alla domanda se Truth sia una presa di posizione sulla famiglia Bush a un anno dalle elezioni per la Casa Bianca, che vedono impegnato in campagna elettorale un altro Bush, Jeb, fratello di George W., Vanderbilt risponde all’unisono con i produttori: “Questo film non riguarda Bush, ma qualcos’altro. Quando abbiamo iniziato le riprese non sapevamo che Jeb si sarebbe presentato alle presidenziali del 2016”.

“Da quando ero un bambino, avevo sei anni – ha raccontato Vanderbilt -, Rather è stata la voce che ci portava a casa le notizie. Al contrario, oggi le voci sono tantissime: è una svolta. Abbiamo provato a raccontare la prima volta che internet influenzava l’evoluzione delle news”. Per Vanderbilt, “i giornalisti sono eroi: è una professione importantissima, ci mantiene in uno stato di sanità mentale. Bisogna continuare a porre domande scomode, in particolare a chi è al potere” Il regista insiste su come “oggi sia difficile fare giornalismo di indagine. Bisogna dedicare tanto tempo per una notizia, ma non viene più dato il tempo necessario per farlo, ed è una perdita grave”.

Il regista di Truth ha parlato della Blanchett sul set. “Cate si fa un culo così, scusate il francesismo – ha detto -, è una lavoratrice incredibile. Dopo l’Oscar, voleva lavorare con un regista agli inizi. Ha approfondito moltissimo per capire che lavoro fosse quello della produttrice che interpretava sul set, e lo ha fatto soffermandosi sui dettagli”.

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