Di Alessandro Di Liegro

Torino, 23 lug. (LaPresse) – Scott Matthews è un cantautore 39enne britannico, un talento del fingerpicking, patrocinato dal cantante dei Led Zeppelin Robert Plant, con cui ha collaborato nel suo primo album ‘Passing Strangers’ (2006). Matthews è per la prima volta in Italia al festival FuoriLuogo di Asti.

Eppure un minimo collegamento con l’Italia l’ha avuto dall’inizio della sua carriera, con la San Remo records – nulla a che fare con la cittadina ligure – prima della ripubblicazione per Island records dell’album di esordio, che gli fruttò anche un 45esimo posto nelle classifiche di vendita britanniche. L’abilità tecnica chitarristica si mischia in Matthews con un’interpretazione vocale ispirata e versatile. Qualcuno dice, addirittura, che è il nuovo Jeff Buckley.

Domanda. Sono passati tre anni dall’ultimo lavoro ‘What the night delivers’, mentre tra il 2009 e il 2011 ha fatto uscire tre dischi, di cui un live. Cos’è successo nel frattempo?

Risposta. “Mi sono preso il mio tempo, ci ho messo un po’. Avevo bisogno di staccare dalle pressioni e dai limiti imposti dal music business, dallo stress di lavorare nei grandi studi pagati con i soldi di qualcuno, di dover suonare guardando l’orologio. Inoltre è anche una questione di ispirazione, a volte arriva come un flusso, altre volte arriva con calma. Stavolta ho voluto fare le cose per bene. Ci sono artisti che si costringono a fare un album all’anno, od ogni due anni. Io non ho voluto fare così. Mi sono preso il mio tempo”.

D. Sarà per questo che ‘Home Part1’ (l’ultimo disco uscito nel 2014, ndr), l’ha registrato da solo in casa?

R. “Per la verità in giardino. Ho costruito una struttura in legno fantastica con un’acustica splendida. Volevo ritirarmi nella scrittura e focalizzarmi esclusivamente sulla musica. C’erano gli uccelli, dei merli, che cantavano e ammetto di essermi ispirato alle loro melodie in alcune composizioni. Registrare da solo, a casa, è stato molto importante per me, per sviluppare le canzoni senza le aspettative che avevo, e subivo, negli altri dischi”.

D. Avere tempo per sviluppare i brani le ha consentito un approccio più intimo e personale?

R. “Ho cercato principalmente di trovare equilibrio. Ed è quello che vorrei che si sentisse nelle canzoni: equilibrio. D’altra parte l’intimità è una delle chiavi di ‘Home Part1’, ognuna delle canzoni ha un’anima e prova a trasmetterla. Ho fatto un passo indietro rispetto ai brani, cercando di dargli personalità, facendole prendere il loro percorso. Anche per questo mi sono preso del tempo, ho cercato di dare equilibrio, e mi sono divertito a farlo”.

D. Per lei è più importante l’interpretazione o il brano in sé? R. “Entrambi, sono aspetti che vanno mano nella mano. L’interpretazione è fondamentale per lo sviluppo della canzone e per il suo funzionamento, per la trasmissione di quelle emozioni che intende esprimere. Io immagino i brani come se fossero dei quadri. Devono avere lo stesso spirito comunicativo”.

D. A proposito di comunicazione, quanto sono importanti i social per un musicista, oggi?

R. “Sono fondamentali, hanno il ruolo di connettere la gente. Posso essere in contatto con una fan base smisurata, dal Brasile, dal Giappone. Una volta un certo tipo di gente si ritrovava nei negozi di dischi, ora che i negozi di dischi non ci sono più si ritrova in rete.

D. A proposito di rete, ha seguito la lite fra Nicky Minaj e Taylor Swift?

R. “Sinceramente non saprei dire la differenza fra le due. Nicky chi?”

D. E quella fra Beck e Kanye West? R. “Sinceramente non so di cosa stia parlando”.

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