di Laura Carcano

Napoli, 9 gen. (LaPresse) – “Secondo me Pino Daniele era come un prolungamento di Napoli, nel senso che ha contribuito a diffondere nel mondo lo spirito partenopeo. A tal proposito mi viene in mente una frase di Seneca ‘Omnis ars imitatio est naturae’, ovvero, ogni arte è un’imitazione della natura. La musica di Pino Daniele altro non è che rappresentazione della natura che lo aveva formato”. A ricordare così il cantautore napoletano Pino Daniele, scomparso domenica scorsa a 59 anni, è un suo illustre concittadino, Luciano De Crescenzo, intervistato da LaPresse. De Crescenzo, nato a Napoli nel 1928, scrittore, divulgatore – in particolare nel campo della filosofia antica -, regista, acuto osservatore della sua città, è autore di decine di romanzi e bestseller saggistico-narrativi, a partire dalla sua opera prima ‘Così parlò Bellavista’ del 1977. Gli abbiamo chiesto come Pino Daniele con la sua musica abbia saputo cantare Napoli e la napoletanità.

Pino Daniele come è riuscito a raccontare Napoli non solo ai napoletani?

“Credo che Pino Daniele abbia saputo raccontare più di tutto l’amore per la sua città. Se ci riflettiamo, le parole delle sue canzoni sono come una carezza fatta all’anima. Penso a ‘Napule è’: probabilmente forse, più che una canzone, possiamo definirla una poesia in musica. Vedete, non c’è nulla di più bello del guardare qualcosa attraverso gli occhi di chi lo ama. Forse è per questo che le sue canzoni piacciono a tutti e non solo ai napoletani. Quando ho appreso della morte di Pino Daniele mi è dispiaciuto molto, ed anche se non l’ho mai conosciuto, ho provato la stessa tristezza che si prova quando si perde un amico. Penso che lo stesso sia stato per i napoletani che in queste ore hanno reso omaggio ad un amico”.

Pino Daniele soffriva di cuore da molti anni, ma la sua malattia non lo ha fermato, continuava a cantare e a fare tournée. Lei soffre di prosopagnosia che le rende difficile riconoscere i volti: come ci convive?

“Uno dei segreti per vivere bene è dimenticarsi che esiste la morte. Ecco, credo che Pino Daniele abbia preferito concentrarsi sulla vita piuttosto che sulla morte. Per quanto riguarda me, invece, la mia più che una malattia può considerarsi un fastidio che spesso mi fa incappare in qualche figuraccia. Non è colpa mia, è che io a volte le persone non le riconosco proprio”.

Il suo ultimo libro ‘Ti porterà fortuna. Guida insolita di Napoli’ (Mondadori – 2014) parla della città che ha ispirato in tante sue canzoni Pino Daniele. Che posto ha la musica nel libro e nella sua vita e nel suo modo di raccontare la sua città?

“In ‘Ti porterà fortuna’ parlo della città in cui sono nato e cresciuto. La musica ha sempre accompagnato i momenti più importanti della mia vita, ma la colonna sonora dei miei ricordi più cari è composta da canzoni come ‘ra de maggio’ o ‘Malafemmena’. In questo libro le storie di Napoli si mescolano alle storie della mia vita, perché è solo raccontando Napoli che posso raccontare ciò che ha orientato la mia esistenza. Napoli mi ha portato fortuna perché mi ha reso ciò che sono. Ora due progetti in mente: uno sulla felicità, che è importante proprio come la fortuna, ed uno sulla storia della canzone napoletana. È da tanto che desidero scrivere un libro su questo argomento e l’affetto con il quale i napoletani hanno abbracciato Pino Daniele forse è la dimostrazione di come la musica abbia un valore importante nella vita di tutti noi”.

Quello di Pino Daniele era un amore tormentato per Napoli. Come vede De Crescenzo il futuro della città?

“Napoli è la donna più bella e impossibile che abbia mai conosciuto. A Napoli è ancora possibile incontrare dei luoghi che hanno mantenuto intatta la propria magia, ciò non toglie che ci siano delle cose che mi fanno un po’ arrabbiare. Non saprei dire cosa ha fatto più male alla città negli ultimi tempi, ma il mio augurio per questo 2015 è che i napoletani inizino ad amare e rispettare la propria città nello stesso modo in cui amano e rispettano coloro che mantengono alto il suo nome nel mondo”.

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