Torino, 2 ott. (LaPresse) – E’ la più imponente collezione d’Avanguardia russa, quella raccolta da George Costakis, l’uomo che nella Mosca degli anni immediatamente seguenti la Seconda Guerra Mondiale, sfidando i divieti e gli ostracismi del regime stalinista, decise di raccogliere metodicamente testimonianze dell’arte sperimentale russa d’inizio secolo, salvando dalla distruzione e dall’oblio questa componente vitale della cultura del Novecento. Presentata oggi alla stampa, si tratta di un nucleo fondamentale di 300 opere della collezione, e viene ospitato nel centralissimo palazzo Chiablese a Torino nella mostra ‘Avanguardia Russa dalla collezione Costaki’ che apre domani al pubblico fino al 15 febbraio 2014.
La mostra è una vera e propria esposizione enciclopedica dell’Avanguardia russa, rappresentativa di tutti i principali movimenti del tempo (dal Nuovo impressionismo e simbolismo al Cubo futurismo, dal Suprematismo al Cosmismo), ricca dei capolavori dei maggiori artisti di quegli anni come Malevich, Popova, Rodcenko, Rozanova, Vasilij Kandinskij, El Lissitzky, Stepanova. Tre le opere esposte dipinti, guaches e acquarelli, lavori d’arte applicata, documenti e un nucleo di un centinaio di disegni sull’architettura costruttivista.
Costakis, che lavorava come autista prima all’Ambasciata greca e poi in quella canadese, era in contatto con le famiglie e gli amici degli artisti, oltre che con i pittori ancora in vita. Collezionò con costanza e metodo i lavori di questi artisti e tutto il possibile materiale correlato a quel periodo. “Tra la cerchia di collezionisti di Mosca avevo un soprannome non molto lusinghiero: il greco pazzo che raccoglie spazzatura inutile“, raccontava Costakis nella sua autobiografia.
Ma così facendo diede così vita a una raccolta straordinaria che fino alla metà degli anni ’70 conservò nel suo appartamento moscovita di Vernadskii Avenue, una sorta di straordinario museo privato, fucina per la formazione delle giovani generazioni e luogo d’incontro d’intellettuali, artisti e personalità di tutto il mondo. Tra questi Marc Chagall, Henri Cartier-Bresson, Nina Kandinsky, Edward Kennedy, David Rockfeller e Igor Stravinsky.
Nel 1977 Costakis se ne andò da Mosca per stabilirsi in Grecia, dopo un anno trascorso a Roma, lasciando alla Galleria Tretyakov una parte della sua collezione. Il nucleo rimanente di 1277 opere che volle portare con sé venne acquistato nel 2000, a dieci anni dalla sua morte, dallo Stato Greco divenendo la principale collezione del Museo di Salonicco presso il Moni Lazariston.
La mostra, curata da Maria Tsantsanoglou e Angeliki Charistou, permette di comprendere i cambiamenti radicali e rivoluzionari di quello che è stato definito da Camilla Gray “il grande esperimento” dell’arte del XX secolo. È una esposizione mai realizzata nel nostro Paese e con tantissime ‘prime visioni’.
Tra i capolavori in mostra, il ‘Ritratto’ di Malevic datato 1910, ‘Donna in viaggio’ della Popova (1915) in cui le istanze del cubismo francese s’intersecano con gli elementi del futurismo italiano, ‘Ritmo espressivo’ del 1943-1944 di Aleksandr Rodcenko. Poi porcellane di artisti come Nikolaj Suetin, Sergei Chekhonin e Vasilij Kandinskij; libri progettati da diversi artisti dell’avanguardia russa; esperimenti e i sogni d’artista come la struttura dell’ala del Letatlin di Vladimir Tetlin Tatlin – uno dei pochi componenti ancora esistenti dei tre modelli di “bicicletta volante” presentati a Mosca nel 1923.
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