“Dalla carenza di laureati alla mancanza di navi da ricerca, all’assenza di una connessione tra la ricerca scientifica e quella industriale, la geologia marina sta attraversando un momento piuttosto difficile in Italia per diversi aspetti”. Questa l’anima dei temi che hanno tenuto banco al convegno dei geologi marini italiani coordinati da Francesco Chiocci, ordinario di geologia marina alla Sapienza e associato Cnr-Igag. Il convegno è giunto alla sesta edizione, ed è stato ospitato nella sede del Cnr a Roma.
“Il mondo scientifico patisce una carenza di finanziamenti – rileva Chiocci – ma soprattutto di navi, di coordinamento tra le imbarcazioni che in qualche modo ci limita molto rispetto ai Paesi mediterranei. Gli studi italiani hanno fatto la storia della geologia marina del Mediterraneo fino agli anni ’80-’90. Riusciamo ancora a competere ma stiamo patendo molto la mancanza di infrastrutture, che si traduce anche in una mancanza di laureati in geologia marina, che non sono in grado di soddisfare le esigenze manifestate dalle diverse società che operano a mare”.
Tra le opportunità offerte dal mare c’è “lo sviluppo delle risorse energetiche, come il supporto alle attività estrattive offshore, l’installazione di rinnovabili (tipo l’eolico in acqua), lo sfruttamento dell’energia delle correnti e delle maree, della geotermica, ma anche lo stoccaggio della CO2”.
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