Oltre 1000 le cancellazioni dall'albo solo in Lombardia

In un anno ci sono state circa 6000 cancellazioni dall’albo nazionale degli infermieri in Italia, fino a oggi. Il dato sul 2023, fornito a LaPresse da Fnopi, Federazione nazionale ordini delle professioni infermieristiche, comprende chi ha scelto di andare all’estero, cessate attività e rinunce (escluse dunque le cancellazioni per decesso o pensionamento). Sono 1006 le cancellazioni solo in Lombardia nel 2023, fino a oggi, 432 in Piemonte. Le due regioni sono particolarmente ‘attenzionate’ dai sindacati di categoria, poiché sono anche due tra quelle in cui si registra il numero più elevato di fughe all’estero e di trasfrontalieri con la Svizzera e la Germania soprattutto negli ultimi anni. 

Fnopi, “Oltre 3mila infermieri all’anno in fuga all’estero”

Ogni anno tra 3000 e 3500 infermieri vanno all’estero dall’Italia, scegliendo di non lavorare più nel nostro Paese. Il dato, fornito a LaPresse dalla Fnopi (Federazione nazionale ordini delle professioni infermieristiche), riguarda gli ultimi quattro anni e mostra la dimesione della ‘fuga’ degli infermieri all’estero. C’è chi sceglie di trasferirsi e chi invece fa il frontaliere, prevalentemente in Svizzera, lavorando all’estero e vivendo invece in Italia. Se si considerano i dati forniti dal Nursind, sindacato degli infermieri, a LaPresse, in Piemonte si parla di 4mila fuggiti all’estero negli ultimi anni, in Lombardia di 7mila.”Spendiamo tanto per formarli e poi li consegnamo nelle mani di altri Paesi” dice a LaPresse Antonio De Palma del Nursing Up, sindacato che sciopererà il 5 dicembre insieme ad Anaao-Assomed e Cimo-Fesmed. “Nella nostra Regione è forte il richiamo verso altri Paesi, spinti da condizioni di lavoro migliori e paghe più attraenti, scelta che molti hanno già fatto” aggiunge Francesco Coppolella del Nursind Piemonte. 

“Solo da quando è uscita la bozza della legge di bilancio sulla questione delle pensioni per gli infermieri, in 10 giorni abbiamo ricevuto 1800 chiamate di infermieri allarmati che ci hanno chiesto come fuggire all’estero” dice ancora De Palma. “Secondo noi è addirittura incostituzionale ciò che si vuole fare sulle pensioni”, aggiunge De Palma.”Una delle cose che chiediamo con più forza è la valorizzazione di queste professioni”, conclude.

Nursing Up: “Mancano 220mila infermieri in Italia”

Allarme per la mancanza di infermieri in Italia: secondo le cifre fornite da Nursing Up, sindacato degli infermieri che aderisce allo sciopero del 5 dicembre, ne mancano fino a 220mila.Secondo la Fnopi, Federazione nazionale ordini delle professioni infermieristiche, a mancare al momento sono 65mila: “Ma a noi non risulta così, questo tipo di ragionamento è sbagliato, loro calcolano genericamente 3 infermieri per ogni medico – dice a LaPresse Antonio De Palma, presidente di Nursing Upse consideriamo che il servizio sanitario è un paziente in barella, con 65mila infermieri inizia a muovere le gambe. Ma per farlo scendere e camminare ne servono 175mila. Il dato lo calcoliamo in base alla media dei paesi europei. Se poi ci riferiamo ai Paesi che aderiscono all’Ue, e secondo noi è quello che occorrerebbe fare, ne mancano addirittura 220mila”. Il Nursing Up aggiunge che “ci sono 40mila infermieri che servono solo per garantire il Pnrr. Da circa sei mesi a questa parte si sta cercando di reperire medici per esempio da India e Argentina ma sappiamo che molti arrivano senza sapere la lingua e quindi la qualità dell’assistenza ne risente”.

La ‘fuga’ degli infermieri dalla professione è considerata grave dalle sigle sindacali, che denunciano la presenza di chi va all’estero perché vuole condizioni migliori di lavoro o chi lascia perché la professioni ha perso attrattività. In base ai dati che il sindacato Nursind ha fornito a LaPresse, sigla sindacale che ha invece scioperato il 17 novembre, in Lombardia in questo momento mancano 10mila infermieri e in Piemonte almeno 5mila. “Siamo di fronte a una situazione che è quella di non riuscire a garantire neanche il turn over con le risorse disponibili. Anni di tagli e di risparmi sul personale hanno determinato l’attuale condizione – dice a LaPresse Francesco Coppolella, del Nursind Piemonte – . La spinta verso la privatizzazione e l’estenalizzazione dei servizi è un altra questione cruciale”. Anche in Lombardia la situazione è allarmante: “Tutti i giorni lavoriamo con numeri nei reparti di ospedale che sono gli stessi che dovrebbero essere presenti nelle giornate di sciopero. Siamo in emergenza” dice a LaPresse Donato Cosi del Nursind Lombardia.

Il racconto a LaPresse: “All’estero lavoro la metà e guadagno 500 euro in più”

“Sono andata a lavorare all’estero prima di tutto per il modo di lavorare, perché in Italia stare al pronto soccorso stava diventando pericoloso. Poi c’è la questione economica: qui prendevo 1800 euro netti con reperibilità notturna (20 euro per una notte) in Svizzera faccio il 50% delle ore, 20 a settimana, e ne prendo 2300″. Così a LaPresse Annalisa Deregibus, 33 anni, infermiera laureatasi in Italia e che ha scelto di lavorare in Svizzera, facendo, almeno per il momento, la frontaliera. Vive nel Vco e qui ha iniziato nel 2015 a lavorare: “Per prendere il posto fisso sono andata a Varese, viaggiavo ogni giorno. Poi ho fatto il concorso nella Asl Vco e per avere il tempo indeterminato sono finita a Novara. Ho lavorato anche a Domodossola. Nel 2023, a marzo, ho deciso di andarmene – dice ancora – In Italia c’era, a mio parere, un rischio reale. Non eravamo abbastanza per coprire i turni, che erano quindi massacranti. In più avevo colleghi con me lì da 20 anni che non avevano avuto gli scatti per anni”. Oggi fa un part-time e ciononostante prende molti più soldi: “Arrivo anche a 3000 se faccio qualche ora in più. Lavoro nel servizio domiciliare privato, non è paragonabile rispetto a quanto era massacrante il pronto soccorso”. Comunque Deregibus evidenzia la formazione avuta in Italia: “Devo ringraziare perché ho imparato tantissimo, ma ora è un’altra vita”.

Entro 10 anni 127mila infermieri in pensione

Entro il 2033 ci saranno 127mila pensionamenti tra gli infermieri in Italia.  La Fnopi fa sapere che, secondo le stime calcolate in base al modello per il calcolo del fabbisogno formativo fornito dal ministero della Salute, al Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato e all’albo professionale gestito dalla Federazione, dal 2023 al 2026, risulteranno circa 40.000 pensionamenti. Dal 2023 al 2029 circa 73.500 pensionamenti. Dal 2023 al 2033 oltre 127.000 pensionamenti. Dal 2023 al 2036 oltre 173.000. Questi non risultano però compensati dai nuovi ingressi: per quanto riguarda le lauree in infermieristica, la media dei laureati all’anno dagli inizi degli anni 2000 a oggi è di 11.075 all’anno, dice la Fnopi, e rapportando questo numero al numero medio dei pensionamenti si ottiene, solo da questo punto di vista, una carenza di circa 18.200 persone nei prossimi anni. 

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