Il vicepremier: "Legami del libico con la Cia? Non faccio l'agente segreto"

Sul caso Almasri “ha già parlato il ministro Piantedosi una volta e verrà qualcuno a parlare. C’è la conferenza dei capigruppo e deciderà tempi e modi”. Lo dice il vicepremier Antonio Tajani, a margine di una conferenza stampa a Montecitorio, rispondendo a una domanda dei giornalisti sulla eventualità che il governo riferisca in aula sulla vicenda del rimpatrio dell’ufficiale libico.

“Faccio il ministro degli Esteri, non faccio l’agente segreto“, ha detto Tajani ai cronisti che gli chiedevano conferma delle indiscrezioni di stampa sui legami di Almasri con la Cia.

Tajani: “Cpi spieghi perché non ha chiesto a Germania di fermare Almasri”

Tajani si è anche chiesto: “Perché la Corte Penale Internazionale non ha chiesto alla Germania di fermarlo, visto che questo signore girava per l’Europa indisturbato?”. Il vicepremier ha definito “singolare l’atteggiamento della Corte Penale Internazionale, visto che questo signore che noi abbiamo espulso girava per l’Europa da parecchio tempo. Perché non è intervenuta prima? E se andiamo a leggere i documenti ci sono parecchi errori, mancava l’unanimità, ci sono parecchie cose da vedere. Credo che anche la Corte debba dare conto delle sue scelte“.

La Russa: “Esposto non è atto dovuto, magistratura farà il suo corso”

Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha commentato la vicenda. “Credo che non tocchi a me far notare che è uscito da un lato questo non avviso di garanzia e da un altro lato persino chi ha fatto l’esposto dire che è un atto dovuto, quasi che temano le conseguenze ovvie nella valutazione degli italiani perché per la magistratura era un atto dovuto, ma l’esposto no. Chi ha fatto l’esposto forse teme le conseguenze non previste di questo attacco al presidente del Consiglio“, ha affermato La Russa a margine di un convegno a Palazzo Madama. “Uno scontro? Con chi ha fatto l’esposto sicuramente sì, la magistratura farà il suo corso“, ha concluso.

Cassese: “C’è obbligo azione penale ma il pm svolge attività selettiva”

L’articolo 112 della Costituzione “dispone che il Pm ha l’obbligo di esercitare l’azione penale”, eppure, “un’astratta e generale obbligatorietà dell’azione penale non esiste, perché comunque il pubblico ministero è costretto a svolgere una seppur minima attività selettiva; altrimenti, alla sola apertura dei giornali, dovrebbe, ogni giorno, provvedere alle relative iscrizioni di notizie di reato”.

Così il costituzionalista Sabino Cassese, intervistato dal Quotidiano Nazionale in merito all’iscrizione nel registro degli indagati – nell’ambito del ‘caso Almasri’ – della premier Meloni, dei ministri Nordio e Piantedosi e del sottosegretario di Stato Mantovano.

Per Cassese, inoltre, “i magistrati militanti stanno precipitando l’ordine giudiziario su una strada pericolosa. Con manifestazioni plateali e minacce di sciopero, dirette contro un provvedimento che non diminuisce l’indipendenza dei magistrati dell’accusa e che comunque è solo nella sua fase iniziale, e sul quale deve pronunciarsi il popolo con un referendum, la magistratura militante fa perdere al corpo complessivo della magistratura, composto di persone di alta qualità, selezionato con criteri rigorosi, dotato di equilibrio, quel ruolo e quel prestigio che la magistratura italiana ha avuto”.

Boccia (Pd): “Caso Almasri è questione politica non giudiziaria”

Noi vogliamo parlare di politica, non di una questione giudiziaria. Noi vogliamo sapere cosa è successo, conoscere le motivazioni di una scelta politica. Abbiamo chiesto a Giorgia Meloni di spiegare perché un criminale, un torturatore, come raccontato bene ieri da alcuni rifugiati che hanno subito torture proprio da AlMasri, è stato scarcerato dal ministro della Giustizia e perché Palazzo Chigi ha fatto partire un aereo di Stato per riportarlo in Libia. E’ tutto legato ad un patto con quel Paese? E’ diritto del Parlamento saperlo ed è dovere del governo spiegare. Perché vogliamo sapere se la politica del governo in tema di migranti si basa su un patto con la Libia e sui campi in Albania. Di questo vogliamo discutere, non della vicenda giudiziaria legata all’iscrizione nel registro degli indagati, cosa che è capitata ad altri ministri di altri governi che non si sono mai rifiutati però di riferire in Parlamento. Invece il governo ne vuole discutere con un video della presidente in cui non dice la verità e fa propaganda e attaccando, per l’ennesima volta, un altro potere dello Stato”. Così il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, a L’Aria che tira, su La7. 

 

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