L'Europa chiede di eliminare il requisito della residenza in Italia per avere il beneficio. Fazzolari: "Combatteremo questa assurdità che ci viene imposta"

Il governo annuncia che si opporrà alla procedura di infrazione Ue aperta nello scorso novembre contro l’Italia per discriminazioni contro gli stranieri nello stabilire la platea dei destinatari del nuovo assegno unico per figli a carico. La Commissione Ue ha aperto la procedura perché le norme stabiliscono che hanno diritto a ricevere questo beneficio solo le persone che risiedono da almeno due anni in Italia, e solo se vivono nella stessa famiglia dei loro figli. Questa legislazione violerebbe il diritto dell’Ue poiché non tratta i cittadini dell’Ue in modo equo, il che si configurerebbe come una discriminazione. Inoltre, il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come gli assegni familiari. A quasi sei mesi dall’avvio della procedura, oggi il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’attuazione del programma di governo, Giovanbattista Fazzolari, dichiara: “Abbiamo adesso una procedura di infrazione aperta sull’assegno unico perché la Commissione europea ci dice che l’assegno unico per chi lavora in Italia è discriminante nei confronti dei lavoratori europei, ma non solo, e quindi noi dovremmo riconoscere l’assegno unico anche per i figli non residenti in Italia. Quindi procedura di infrazione aperta perché noi dovremmo, ad esempio a un lavoratore europeo, immaginiamo romeno, o extra europeo del Bangladesh che viene a lavorare in Italia e ci comunica di avere tre figli dobbiamo a questo punto riconoscere l’assegno pubblico per i tre figli in patria del lavoratore. Combatteremo sotto questo aspetto anche di questa assurdità che ci viene imposta”. Le sue parole durante un incontro con la Confcommercio a Roma

Roccella: “Richieste Ue rischiano di aprire falla in bilancio Stato”

Alle parole di Fazzolari fanno eco quelle di Eugenia Roccella, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, interpellata da LaPresse. “L’Europa ci chiede, per i lavoratori comunitari, di eliminare il requisito della residenza in Italia, e addirittura di consentire l’accesso all’assegno unico anche se i figli continuano a risiedere in altri Paesi. Si vorrebbe peraltro erogare il beneficio a chiunque abbia un’occupazione anche occasionale nel nostro paese, sopprimendo l’attuale requisito che prevede che il lavoro sia almeno di durata semestrale. Insomma, sarebbe sufficiente un contratto di lavoro di pochi giorni per prendere l’assegno unico. Eliminare ogni requisito sia di residenza che di durata per i lavoratori Ue aprirebbe inoltre a possibili reazioni a catena, che potrebbero coinvolgere anche i lavoratori extracomunitari. Per ragioni tecniche, sarebbe ad esempio sufficiente che un Paese europeo avesse un accordo bilaterale con un Paese extracomunitario (per esempio Francia e Algeria), per estendere il beneficio ai residenti di quest’ultimo, e via via ad altri in base al principio di non discriminazione. Senza parlare, poi, di eventuali contenziosi e interventi della magistratura sempre sulla base dello stesso principio. Significherebbe insomma aprire un varco per conseguenze incontrollabili a catena, creando una potenziale falla nel nostro bilancio“, ha affermato. 

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