A 75 anni dalla firma del Trattato del Nord Atlantico, il Capo dello Stato esalta la scelta fatta nel 1949 e la sua attualità

La funzione deterrente dell’Alleanza Atlantica è stato elemento di garanzia della pace in Europa“. Sergio Mattarella, a 75 anni dalla firma del Trattato del Nord Atlantico, esalta la scelta fatta nel 1949 e la sua attualità . Il Capo dello Stato ricorda lo storico incontro, nell’agosto del 1941 al largo dell’isola di Terranova, tra il presidente americano Franklin Delano Roosevelt e il primo ministro britannico, Winston Churchill e i principi messi nero su bianco nella Carta Atlantica: “Chi volesse porre a confronto quei principi con la Carta costituzionale, non avrebbe difficoltà a riscontrare ampie consonanze”, fa notare l’inquilino del Colle, che mette in evidenza anche il “legame, per così dire fondativo, fra progetto atlantico e sviluppo politico dell’Europa”.

La costruzione della Nato, per Mattarella, porta a una “piena, organica integrazione in un sistema multilaterale di regole condivise e di principi”, a partire da quel “diritto intrinseco di tutti gli Stati all’autodifesa” sancito dall’art.51 della Carta delle Nazioni Unite. “A questa vocazione l’alleanza non è mai venuta meno, a dispetto della retorica bellicista russa tesa ad attribuirle inesistenti logiche aggressive ed espansionistiche”, sottolinea il Capo dello Stato. Oggi, con “la guerra di aggressione lanciata dalla Federazione Russa contro l’Ucraina”, insiste l’inquilino del Colle “il valore dell’ordinamento internazionale è di impedire l’affermazione di politiche di potenza per cui governi di uno Stato più forte possano ritenersi autorizzati ad annientare Paesi meno popolati e meno armati”.

Le sfide dell’oggi, insomma, chiamano l’alleanza a un nuovo impegno. “Non ci può essere separazione tra sicurezza del fianco nord e sicurezza del fianco sud dell’Alleanza”, dice chiaro Mattarella mettendo in guardia sui rischi e le minacce “anche ibride e non convenzionali poste dalla condizione internazionale”. Non solo. “Va colmato il deficit del progressivo venir meno dell’attenzione all’area mediterranea e medio-orientale: gli eventi in corso sono eloquenti – dice chiaro – Accanto all’Ucraina, la perdurante guerra di Gaza, i suoi riflessi nel Mar Rosso e in tutto il Medio Oriente – con i rischi di allargamento -, l’azione missilistica dell’Iran, la crisi nel Sahel, disegnano un ampio arco di instabilità che nel Mediterraneo trova il suo drammatico punto di convergenza, e chiamano l’Italia ad assolvere a un ruolo di stabilizzazione e difesa dei principi della convivenza internazionale”.

In un simile contesto, “caratterizzato da minacce di straordinaria intensità, anche l’Unione Europea – insiste Mattarella – è chiamata ad elevare il livello del suo impegno, e a farlo con urgenza. È una riflessione che oggi si incentra sulla creazione finalmente di una difesa comune, dopo i tentativi senza risultati alla fine del secolo scorso”. Per dare la misura dell’importanza della fase che il Vecchio Continente si appresta ad affrontare, il Capo dello Stato cita un suo predecessore: “Riferendosi all’Europa, nel 1954, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi ricordava che lo spettro delle decisioni per i Paesi del continente si riduceva a ‘l’esistere uniti o lo scomparire'”. Un’Ue dotata di “un’autonomia strategica superiore”, ribadisce, consentirà alla Nato “di essere più forte”. 

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