Dopo un tira e molla che andava avanti da diversi giorni tra Fratelli d'Italia e Carroccio, si va verso il passo indietro del governatore uscente, Christian Solinas

La Lega spiana la strada alla candidatura di Paolo Truzzu in Sardegna e punta ora sulla Basilicata. Dopo un tira e molla che andava avanti da diversi giorni tra Fratelli d’Italia e Carroccio, si va verso il passo indietro del governatore uscente, Christian Solinas. Domani il Partito sardo d’Azione si riunirà nel pomeriggio a Oristano e deciderà il da farsi, anche perché il tempo stringe e le liste sull’isola dovranno essere presentate sabato e domenica. Il vicepremier e leader leghista, Matteo Salvini, sostiene che “un sindaco e un governatore uscenti, se hanno ben lavorato, debbano essere ricandidati”, ma “per me l’unità del centrodestra, la coalizione unita che hanno scelto gli italiani viene prima di logiche di partito personali e, quindi, decideremo tutti insieme”. Un via libera implicito, insomma, al sindaco di Cagliari di Fratelli d’Italia. Ma è già partito, nel contempo, il pressing su Forza Italia in vista delle elezioni regionali in Basilicata, governata attualmente dall’azzurro Vito Bardi. Il vicesegretario del partito di via Bellerio, Andrea Crippa, la vede così: “La Lega in Sardegna ha fatto uno sforzo per fare in modo che il centrodestra andasse unito, ed è uno sforzo per noi importante perché continuiamo a pensare e a credere che la squadra di Solinas abbia governato bene in questi 5 anni. E credo che adesso c’è un altro partito che dovrebbe fare lo stesso sforzo, se vale la regola che contano le percentuali dei partiti, in questo momento la Lega è in credito”. Una dichiarazione che viene letta come una sorta di provocazione dalle parti di Forza Italia, che dà l’idea di non avere alcuna intenzione di indietreggiare. Un passo indietro di Bardi “non esiste. Già il segretario Antonio Tajani ha detto che non è in discussione. Poi gli accordi li prenderanno i vertici. Ma non esiste”, dice a chiare lettere il capogruppo azzurro alla Camera, Paolo Barelli.

Il rebus delle regionali, quindi, si risolve da un lato ma resta irrisolto su un altro fronte. Nessun vertice fra i leader per il momento, ma la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, avrebbe sentito nelle ultime ore separatamente i due partner di governo, Tajani e Salvini. E, nel contempo, rimane ancora aperto il dossier sul terzo mandato. Su cui il partito di via Bellerio non ha intenzione di cedere. Il numero uno leghista porta anche l’esempio del Veneto a guida Luca Zaia e segnala: “Sul terzo mandato è una questione di democrazia, di libertà e di buonsenso. Se uno ha un sindaco bravo o ha un governatore bravo, perché dopo due mandati deve mandarlo a casa? Non c’è il limite dei mandati per i parlamentari e per i ministri. Per legge mettere un limite alla possibilità dei cittadini di scegliere un sindaco o un governatore è sbagliato. La Lega su questo non cambierà mai idea”. A dare manforte a Salvini ci pensa anche il collega di partito e governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che commenta: “Il terzo mandato? Non sono solo favorevole. Ad oggi, Costituzione vigente, il presidente del Consiglio, che non ha l’elezione diretta dei cittadini, sulla carta, può essere eletto a vita mentre, dove c’è l’elezione diretta, tutta la base elettorale del Paese o di una Regione o di un Comune può decidere: no, tu hai al massimo due mandati. È alquanto particolare”.

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