Le parole del presidente Giuseppe Busia: "Abrogazione va in direzione opposta all'Ue"

Se “la finalità è giusta, il mezzo è sbagliato”. Non ha dubbi il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio e, contattato da LaPresse, sostiene che la cancellazione “lascia un vuoto normativo rispetto a una fattispecie di reato rilevante”. “Un intervento nato per garantire certezza del diritto potrebbe provocare, al contrario, grande incertezza”.

“Se non c’è scambio di denaro non c’è corruzione – avverte Busia – e dunque se qualcuno favorisce un amico, senza  l’abuso d’ufficio il reato resta scoperto e rappresenta una doppia ingiustizia perché, ad esempio, un commissario di concorso che favorisca un candidato amico e lo faccia vincere, viola la legge e crea uno svantaggio ingiusto ad altri”.

“Venendo meno una norma di chiusura qual è l’abuso d’ufficio si scoprono tanti ambiti e il rischio è duplice – sostiene Busia – da un lato il vuoto normativo, dall’altro alcuni magistrati potrebbero essere indotti ad allargare le fattispecie di reato per ragioni di giustizia concreta”. Il rischio paventato dalla presidente della Commissione Giustizia, Giulia Bongiorno, che temeva un aumento delle indagini per corruzione o altri reati “è un rischio che esiste e avremmo interventi a macchia di leopardo”.

L’abrogazione va in direzione opposta all’Ue

“Abrograre il reato di abuso d’ufficio va nella direzione opposta in cui va l’Europa”, ha continuato Busia che ha poi spiegato: “La convenzione Onu caldamente richiede agli Stati membri di valutare nell’ordinamento il reato di abuso d’ufficio, pur senza obblighi. Inoltre c’è una proposta di direttiva dell’Unione Europea che prevede specificamente la fattispecie di abuso d’ufficio penalistico. Qualora questa proposta divenisse direttiva, noi dovremmo tornare indietro e reintrodurre la fattispecie dell’abuso d’ufficio. Tra l’altro è una proposta che è stata fatta perché la stragrande maggior parte dei paesi europei ha già una fattispecie di abuso d’ufficio nell’ordinamento”.

“La ragione vera della paura della firma sono norme spesso poco chiare e mezzi scarsi per le amministrazioni, ma questo non si risolve abrogando le leggi”, ha aggiuntoGiuseppe Busia, contattato da LaPresse all’indomani dell’ok in Commissione Giustizia al Senato della norma che prevede l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio.

Sul reato di traffico di influenze “puntualizzare va bene ma attenzione a farlo nel rispetto della normativa internazionale che su questa fattispecie di reato è obbligatoria”. Così il presidente Anac, Giuseppe Busia, che contattato da LaPresse aggiunge: “È importante ricordare che uno degli elementi che ha reso incerta l’applicazione della fattispecie di reato è che manca la disciplina su cosa sia lecito nel traffico di influenze, ovvero la disciplina sulle lobby. Manca in Italia una disciplina sulle lobby che è stata sollecitata dal Consiglio d’Europa”.

Attenzione a modifica traffico influenze

“Le lobby vanno regolate, non punite o vietate – prosegue – rendendo trasparente la loro attività e creando canali attraverso i quali le proposte di diversi gruppi di pressione che sono imprese, società del terzo settore, comitati di quartiere,  consumatori. Queste proposte devono essere visibili a tutti e arrivare al decisore pubblico in modo che si prenda la responsabilità di scegliere l’una o l’altra e tutti sappiano a chi ha dato ragione. Servono ovviamente divieti o limiti molto forti sui finanziamenti e i vantaggi diretti o indiretti che possono arrivare al decisore pubblico per ingraziarselo”.

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