Il neoeletto a capo della Corte Costituzionale: "La richiesta del voto di fiducia è espressione di una debolezza della maggioranza"

Un guardiano della Costituzione. Un sostenitore laico del sistema maggioritario che sogna una riforma costituzionale sostenibile. Mezz’ora dopo le 11 di questa mattina, da palazzo della Consulta si è levata la fumata bianca che annunciava l’elezione, all’unanimità, del nuovo presidente della Corte Costituzionale. Il suo nome è Augusto Barbera.

La storia di Barbera

Nato ad Aidone in Sicilia in provincia di Enna il 25 giugno 1938 ma romagnolo di adozione, eletto Giudice della Corte costituzionale dal Parlamento il 16 dicembre 2015, ha giurato il successivo 21 dicembre. È professore emerito di Diritto costituzionale presso l’Università di Bologna. Si è formato nell’Università di Catania dove, nel 1968, ha conseguito la libera docenza in diritto costituzionale. Ha svolto attività politica: è stato eletto alla Camera dei deputati per cinque legislature, fra il 1976 e il 1994. Dal 1987 al 1992 è stato Presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali, nonché, dal 1983 al 1985, componente della Commissione bicamerale per le riforme costituzionali (Commissione Bozzi); dal 1992, è stato Vicepresidente della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali (Commissione De Mita-Iotti).

La conferenza stampa

Subito dopo la sua elezione e nomina, ha presieduto il primo incontro con i giornalisti a cui tra le prime domande ha risposto a quella sulla sentenza recente sul caso di Giulio Regeni: “La Corte è consapevole di aver operato una sentenza eccezionale. Dovuta all’esigenza di rispettare la convenzione contro la tortura. Si deve tenere presente la necessità di tutelare le garanzie degli imputati”.

Interpellato poi dai cronisti presenti sulla questione emendamenti, Barbera ha risposto: “Non ho condannato i maxi emendamenti, ma la richiesta del voto di fiducia è espressione di una debolezza della maggioranza. I maxi emendamenti sono obbrobriosi perché raccolgono istanze, interessi che i parlamentari non riescono nemmeno a conoscere e su cui si chiede la fiducia. Tutto questo crea problemi e la Corte costituzionale non può che essere preoccupata da questa alterazione. Stiamo attenti a non trasformare espressioni di debolezza dei governi in espressioni di prevaricazioni”. Il neo presidente ha poi evidenziando come nella parità di genere la Corte Costituzionale abbia in passato spalancato la porta alla parità di genere anche rispetto alla legge 194 del 1978 sul diritto all’aborto e successivamente è intervenuta anche sulla fecondazione assistita, spiegando che la Corte ha le carte non solo in regola ma è andata avanti. Se oggi le donne sono magistrati e a poco a poco hanno avuto accesso anche agli uffici direttivi è dovuto a una sentenza costituzionale. Fino al 1960 le donne non potevano avere accesso agli uffici pubblici e nemmeno nella magistratura”. Come Vice Presidenti sono stati nominati Franco Modugno, riconfermato nella carica, Giulio Prosperetti e Giovanni Amoroso. 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata