Confermati gli interventi sui redditi bassi. Sull'indebitamento pesa il Superbonus

Nella Nadef il governo vede per il 2024 una crescita del 1,2% e un deficit che schizza al 4,3%, dal 3,7% stimato ad aprile, per finanziare la manovra, dopo che la minor crescita di quest’anno – inchiodata allo 0,8% dall’1% ipotizzato ad aprile – e del prossimo ha assottigliato le risorse a disposizione: con il 4,3% si ‘crea’ uno spazio di circa 14 miliardi per una legge di Bilancio “all’insegna della serietà e del buon senso”, scrive la premier Giorgia Meloni sui social, “e che mantenga gli impegni che abbiamo preso con gli italiani: basta con gli sprechi del passato, tutte le risorse disponibili destinate a sostenere i redditi più bassi, tagliare le tasse e aiutare le famiglie”. “Riteniamo di aver fatto le cose giuste con grande responsabilità – sottolinea il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti – L’asticella è stata posta a livello di ragionevolezza”. Certo, il limite del 3% deficit/Pil del vecchio patto di stabilità, al centro delle discussioni europee, su cui “l’Italia ha una posizione chiara di tipo negoziale”, è superato da un pezzo, e anche la soglia psicologica del 4%: “la situazione complessiva non induce a fare politiche procicliche”, spiega il ministro leghista, convinto che “a Bruxelles comprenderanno la situazione”. Mentre le voci di ‘scambi’ tra il via libera italiano al Mes con quello europeo al maggior deficit sono “una questione mai posta”, spazza via Giorgetti.

I dati della Nadef

Nel dettaglio, la Nadef indica un deficit tendenziale a legislazione vigente del 5,2 per cento nel 2023, del 3,6 per cento nel 2024, del 3,4 nel 2025 e del 3,1% nel 2026. Nello scenario programmatico il deficit è del 5,3% nel 2023 e del 4,3 nel 2024, in confronto alle previsioni del DEF. Riguardo alle proiezioni per il 2025 e il 2026 il documento prevede rispettivamente il 3,6% per cento e il 2,9 per cento. Su quest’anno pesa per l’1% l’effetto Superbonus, dopo il parere di Eurostat che ha definito pagabili in corso d’anno i crediti 2023. Il rapporto debito/pil scende dal 141,7 del 2022 al 140,1% nel 2024 fino al 139,6% nel 2026.”Il motivo del fatto per cui il debito non diminuisce come auspicato è che il conto da pagare dei bonus edilizi, soprattutto il superbonus, i famosi 80 miliardi saranno pagati in comode rate da 20 miliardi l’anno”, insiste ancora Giorgetti.

Confermati gli interventi per i redditi bassi

Cordoni della borsa necessariamente stretti, dunque, ma saranno confermati, assicurano dall’esecutivo, l’aiuto ai redditi medio bassi, la decontribuzione già decisa l’anno scorso, gli interventi a favore delle famiglie con figli e l’attuazione della prima fase della riforma fiscale per proseguire nella politica di riduzione delle tasse e della pressione fiscale. Avanti anche sui rinnovi dei contratti del pubblico impiego con particolare riferimento alla sanità. Questo nonostante la complessa situazione economica internazionale, le conseguenze della guerra in Ucraina, e l’impatto della politica monetaria restrittiva con l’aumento dei tassi d’interesse che – sottolineano a palazzo Chigi – sottrae risorse dell’ordine di 14-15 miliardi agli interventi attivi a favore dell’economia e delle famiglie. 

Il capitolo privatizzazioni

A dare respiro alla manovra arriveranno le privatizzazioni, che sul pluriennale valgono l’1% del Pil, “ma se e quando lo decide il ministro dell’Economia“, batte il pugno sul tavolo Giorgetti anche in merito ad alcune uscite di Tajani su Mps, e la spending review dei ministeri da cui ci si aspetta 2 miliardi nel 2024, compresi i 300 milioni già stimati: “Il lavoro che non hanno fatto i singoli ministri lo farà il ministro dell’Economia in loro vece e farà anche di più”. Il cantiere è aperto.

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