"Sarà una grande responsabilità", dice Paolo, studente di giurisprudenza
(LaPresse) Le perplessità, la rabbia per una campagna elettorale ‘contro’ e non ‘per’, ma anche l’ottimismo di poter cambiare le cose. Alla vigilia del loro primo appuntamento con le urne abbiamo incontrato Chiara, Paolo e Mattia, tre studenti romani diciottenni che il 25 settembre, insieme a milioni di italiani saranno chiamati a decidere chi dovrà governare il Paese nella prossima legislatura. “Sento una grande responsabilità perché noi giovani siamo la classe sociale più in difficoltà e temo che molti miei coetanei diserteranno i seggi”, spiega Paolo, studente di Giurisprudenza che proprio il giorno delle elezioni compirà 19 anni. Per Chiara, liceale al Cavour: “Nei programmi dei partiti non si parla delle esigenze dei giovani come la transizione ecologica ma anche la salute mentale” mentre Paolo, anche lui studente impegnato politicamente, convincerà gli indecisi perché: “Il voto è l’unico modo che abbiamo per migliorare il Paese”.
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