Dopo giorni di discussioni interne e riunioni, il Movimento mette nero su bianco le modalità per arrivare al voto del 25 settembre. Intanto i pentastellati si interrogano sulla posizione di Di Battista

Le autocandidature degli iscritti al M5s per le ‘parlamentarie’ in vista delle elezioni saranno aperte dal 5 all’8 agosto, includeranno una mini-deroga al principio di territorialità, e lasceranno al presidente Giuseppe Conte la “facoltà di indicare modalità e i criteri per la formazione delle liste”. Dopo giorni di discussioni interne e riunioni, il Movimento mette nero su bianco le modalità per arrivare al voto del 25 settembre. Una volta completato questo primo step, la lista finale dovrebbe passare al vaglio della consultazione on-line, che in passato è stata organizzata sulla piattaforma Rousseau e che ora dovrebbe invece tenersi su SkyVote, anche se nessun riferimento specifico è stato inserito nel messaggio pubblicato sul sito pentastellato.

Secondo quanto anticipato da Conte, tuttavia, le parlamentarie “dobbiamo assolutamente farle perché è un passaggio che rientra nella democrazia diretta per dare agli iscritti la possibilità di dare indicazioni sulla scelta dei candidati”. E l’ex premier, come richiesto, avrà comunque la facoltà di indicare dei capilista. Rispetto alle regole applicate in passato, poi, saranno permesse candidature anche al di fuori del proprio luogo o collegio di residenza. Nel post pubblicato on-line, infatti, viene spiegato che “la proposta di autocandidatura si intende relativa alla Circoscrizione/Collegio presso cui ricade il Comune di residenza del proponente”, ma poi si aggiunge che “il proponente potrà indicare una proposta di autocandidatura per una Circoscrizione/Collegio differente qualora in essa vi abbia domicilio personale o professionale e/o centro principale dei propri interessi”. Insomma, un escamotage che dovrebbe permettere di salvaguardare alcuni big la cui candidatura sarebbe stata altrimenti a rischio. Strada questa però non particolarmente gradita a Virginia Raggi. L’ex sindaca di Roma, componente del comitato di garanzia assieme a Roberto Fico e Laura Bottici, avrebbe infatti voluto mantenere delle parlamentarie pure: ordine in lista in base ai voti raccolti e principio di territorialità nelle candidature. Ad attaccare apertamente su Facebook la linea scelta ci pensa invece Lorenzo Borrè, il legale dei ricorsi contro il M5s: “Imporre i nomi dei capilista nei listini sarebbe un ulteriore, evidente esautoramento della funzione delle parlamentarie. La negazione definitiva del ‘i candidati li scelgono gli iscritti’. Dalla democrazia partecipata alla democrazia posticipata”.

Ora che l’iter è stato avviato, comunque, nel Movimento ci si interroga anche sulla posizione di Alessandro Di Battista. Tornerà in prima linea o resterà a fare politica da libero cittadino? Quando la campagna elettorale entrerà nel vivo potrebbe far comodo al M5s averlo a bordo, e Conte non esclude la possibilità: “Alessandro è una persona seria, che ha dato un grande contributo alla vittoria del 2018. Sul fatto di poter rientrare nel M5S ci confronteremo. Ci parleremo in modo leale, non credo ci possano essere equivoci”. In prospettiva, poi, assicura che il Movimento presenterà “una squadra di governo quando la campagna elettorale sarà in una fase più avanzata. Sulla lista dei ministri abbiamo delle sorprese, avremo personalità di grande competenza”.

Nel regolamento sulle autocandidature viene specificato che parlamentari e consiglieri regionali per poter procedere dovranno essere in regola con il pagamento dei contributi (dovrà risultare da apposita certificazione rilasciata dal Tesoriere del Movimento). Come già chiarito nei giorni scorsi poi non sarà ammesso chi ha già svolto due mandati elettivi. Escluso infine anche chi ha tenuto condotte in contrasto coi principi cinquestelle o ha preso parte a ricorsi contro il Movimento e il suo garante, Beppe Grillo.

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