Il leader dem durante la Direzione Pd: "La grande finzione del centrodestra bloccherà tutto"
“Di Quirinale si parlerà dopo che la legge di bilancio sarà approvata”. Enrico Letta, guardando negli occhi, finalmente in presenza dopo tanto tempo, i componenti della direzione Pd, prova a mettere fine al ‘gran valzer’ che riguarda il successore di Sergio Mattarella. “La cosa peggiore che possa capitare è che adesso, dopo le elezioni, la politica si metta esclusivamente a parlare di Quirinale e legge elettorale. Noi non saremo quella politica”, dice a se stesso e, soprattutto, ai suoi.
L’alt chiamato dal segretario dem arriva a 24 ore dall’incontro con Giuseppe Conte. Su Amministrative e legge di bilancio, ufficialmente. Anche sul risiko Quirinale per i ben informati. Le indiscrezioni stampa “avanzano e bruciano” candidature, tagliano corto in Parlamento, ma i nomi di Paolo Gentiloni e David Sassoli in Transatlantico continuano ad entusiasmare i bookmaker, così come quelli di Marta Cartabia (“forse però ormai si è ‘bruciata’ con I 5S) e Paola Severino (“ma Berlusconi non la voterebbe mai”).
L’idea di Letta, in ogni caso, resta quella di incidere sulla manovra e concentrare l’azione del Governo sulla “messa a terra” dei progetti del Pnrr, data la “grande aspettativa” del Paese sul corretto e tempestivo uso dei fondi. “Avanti con linearità, e avanti con il governo Draghi”, è il refrain dell’ex premier. Anche se, un’idea su queste primissime fasi della partita Quirinale, Letta se l’ex fatta eccome e la dice chiara: “Berlusconi ha deciso di farsi prendere in giro da Salvini e Meloni”, sentenzia. Non solo. “Questa grande finzione nel centrodestra – è convinto – bloccherà tutto”.
Per Letta prima vittima di questo stallo è la legge elettorale. È Alessandro Alfieri, coordinatore di base riformista, a chiedere al segretario di aprire il dossier sulla riforma del Rosatellum. L’area guidata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti si è espressa chiaramente, nei giorno scorsi, a favore di un sistema proporzionale. Il leader dem, però, risponde deciso. “Fino a che non verranno chiarite le scelte politiche sul Presidente della Repubblica la possibilità di andare a discutere in modo serio sulle regole del gioco è pari a zero”, dice.
Ad abbozzare, però, una possibile strategia dem in vista dell’elezione del successore di Sergio Mattarella al Colle più alto è Andrea Orlando. “Con il campo largo e con l’unità del partito, che hanno funzionato alle amministrative, dobbiamo – dice sibillino – provare a dare qualche occasione di sganciamento alle forze liberali che sono nel centrodestra anche in vista dell’appuntamento per l’elezione del Presidente della Repubblica”. La mossa perfetta, insomma, sarebbe quella di eleggere un capo dello Stato europeista, con i voti della cossiddetta maggioranza ‘Ursula’, mandando magari così Matteo Salvini all’opposizione. “Andremmo a dama – ammette un dirigente dem – ma nessuno crede davvero che accadrà. Salvini ha già fatto troppi Papeete, questa volta non ci casca”.
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