Il fondatore del Movimento incontra i parlamentari pentastellati: "La partita non è ancora chiusa". Presentato il nuovo logo

La tensione c’è, si tocca con mano, ma si va avanti col progetto di rifondazione del M5S. Beppe Grillo sbarca a Roma, per incontrare tutti i parlamentari, per la prima volta da mesi in presenza, e spiegare la sua parte di verità sul nuovo Statuto. Modulando, però, i toni dei suoi interventi a seconda della platea. Ai senatori dice di “non voler indebolire ma rafforzare” Conte, perché “è il suo momento”. Con i deputati, invece, non è affatto tenero con quello che dovrà diventare leader del Movimento, al punto che molti portavoce, a fine riunione, escono con la netta sensazione di una “randellata tirata col sorriso sulle labbra” all’ex ‘avvocato del popolo’, al quale comunque non negherà le chiavi della sua casa politica. La partita “non è ancora chiusa”, spiega Grillo nelle due assemblee. Assicurando che il lavoro è fatto “per tre quarti, ma ci vorrà ancora qualche giorno per mettere a punto tutti i dettagli”. Tre o quattro, forse cinque, poi “presenteremo il documento assieme a Conte”.

Le tensioni trapelate nei giorni scorsi esistono, forse qualcuna resiste ancora, ma il succo della vicenda è che si deve andare avanti su questa strada. Del resto, “anche tra me e Casaleggio c’erano differenze. Anche con lui non c’entravo niente”, dice Grillo parlando del rapporto con Conte. Al quale consegna un messaggio indiretto, ma chiarissimo: “Il Movimento ha bisogno di una persona visionaria come me di una integerrima come Giuseppe”. Ma nella riflessione lascia intendere che in un ipotetico bilancino, sia più l’ex premier ad aver bisogno di Grillo e non viceversa. Concetto reso plasticamente fruibile con un’uscita tranchant: “Io sono con il garante, non un coglione”. Al co-fondatore non sono mai piaciute le discussioni sulla burocrazia e lo fa capire quando, sempre scherzando, dice ai deputati di aver ricevuto uno Statuto da 32 pagine “con scritto sù ‘bozza’, lui mi manda le parti corrette in rosso, io gliele rimando in grigio…”.

Quanti aspettavano il via libera al documento cardine dell’azione di Conte, dunque, sono rimasti delusi. In compenso i parlamentari hanno potuto prendere visione in anteprima del nuovo logo: quasi identico al precedente, solo con la dicitura ‘2050’ in calce, sotto la scritta ‘MoVimento’ e le cinque stelle distintive del simbolo. Esattamente come lo voleva Grillo, che tra i punti ancora da discutere con l’ex premier lascia quello della comunicazione, dalla quale con le nuove regole rischierebbe di essere escluso. Eventualità che il garante non mette neanche nel novero delle possibilità. Ma in un certo senso ‘assolve’ Conte, sottolineando le diversità: “Lui è un professore universitario, io un ragioniere”. I parlamentari ascoltano, in molte occasioni si lasciando andare a una risata liberatoria, ma osservano – da lontano – questo impasse, non senza qualche preoccupazione. Soprattutto dopo che Conte, negli incontri avuti ieri in Senato e Camera, ha lasciato intendere che se la quadra non arriverà “saremo amici più di prima”, ipotizzando una sua uscita di scena. La sensazione, al termine di questa full immersion, però, è che una soluzione esiste e non è poi così lontana.

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