Il Centrodestra si compatta. L'ex parlamentare a LaPresse: "Ringrazio Giorgia Meloni per la sua adesione convinta"

Gabriele Albertini potrebbe cambiare idea e candidarsi alle prossime Amministrative di Milano, città di cui è già stato sindaco dal 1997 al 2006.

Il ripensamento dopo aver parlato  con la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Il Centrodestra si sarebbe infatti ricompattato attorno all’imprenditore ed ex parlamentare. 

Il colloquio con Meloni

“Questa mattina ho parlato con l’onorevole Meloni che ho ringraziato per la sua adesione convinta, generosa e anche coraggiosa, perché ha dovuto un po’ penare con Salvini per trovare il modo giusto di farlo, e ho convenuto ancora con lei che mi prendo ancora fino a sabato. Sabato mattina chiudo senza rinvii, dubbi e ripensamenti l’argomento”, ha dichiarato a LaPresse Albertini. 

Sabato il dente verrà tolto, ma sono più per il no che per il sì. Fino a sabato resto in riflessione, ma sono molto propenso a dire no. Quello che è successo non ha cambiato le motivazioni vere e non strumentali della mia vita di famiglia”, ha sottolineato Albertini.

“Non sono superstizioso, ma il 15 maggio è la ricorrenza del mio primo giuramento da sindaco davanti al prefetto, 15 maggio 1997, e quindi è una specie di ciclo che si chiude, si riapre, quello che è”. Più sì che no, quindi? “All’inizio – sottolinea l’ex sindaco di Milano – sembrava che fosse d’accordo solo Salvini. In realtà, erano d’accordo anche gli altri, ma volevano utilizzare questo argomento delle candidature, non solo la mia, come contesto generale di un negoziato più ampio che riguarda il Copasir, posizioni verso il governo Draghi. Ero finito in questo calderone di varie complessità. Adesso è chiarito che c’è uno stralcio per Albertini e Bertolaso, in ordine alfabetico. A questo proposito, ringrazio Bertolaso, che mi ha detto che sono stato un bravo sindaco. Posso dire di lui: dopo Zamberletti che l’ha inventata, la Protezione civile italiana è Guido Bertolaso”. In ogni caso, “rimangono gli argomenti miei, di mia moglie e della famiglia”.

“Io ero partito con un no deciso, poi ‘Proviamo’. Ho ricevuto tali e tante manifestazioni di affetto da umili cittadini sconosciuti e da grandi personaggi e ho cominciato a vacillare. Però davanti al disagio che avrei provocato a mia moglie, che c’era già negli altri due mandati e si ricorda bene che vita si faceva, lì mi sono fermato e quest’argomento rimane in campo. La mia lettera – conclude Albertini – era sincera”.

Albertini: “Ho sentito 3 volte Berlusconi, no dubbi da FI”

Per quanto riguarda Forza Italia, “ho incontrato la settimana scorsa Licia Ronzulli, che è stata gentilissima. È venuta a trovarmi nel mio ufficio, siamo stati insieme amabilmente per quasi due ore, poi mi ha passato il Cavaliere al telefono. Poi, ho ancora sentito due volte al telefono Berlusconi. C’era stato quell’equivoco sulla sua preferenza nei riguardi di Lupi, però lui ha smentito di aver pronunciato quella frase. Quindi, rimuovo l’argomento dubbio sul mio gradimento”, ha spiegato Albertini.

La delusione nei confronti di Sala

“Io a Giuseppe Sala avevo fatto una proposta tremendamente seria. L’ha presa come una battuta e non come una cosa seria e mi ha dato fastidio. Poi ha detto che sarebbe stato un sindaco indipendente, ma sul merito non ha detto niente. Poi ha dato una risposta veramente fuori luogo: ‘Non farò mai il vicesindaco della Lega’. Sì, certo, ha fatto il direttore generale della Lega (ai tempi di Expo, ndr). A questo punto, anch’io rispondo sullo stesso livello. L’ho trovato deludente, perché il mio argomento era molto serio, cioè la riproposizione su declinazione territoriale della concordia nazionale non condizionata, ma concessa dal vincitore per ottenere, appunto, la concordia con l’altra metà della città”, ha spiegato Albertini, che in una lettera nei giorni scorsi aveva scritto: “Se fossi stato candidato e se fossi stato eletto, ecco il mio primo atto, da sindaco di Milano: chiedere a Beppe Sala, d’entrare nella Giunta Municipale, come vicesindaco”. “Su quello non ha risposto e non sarà mai, credo, nella condizione di rispondere, perché o ha un’altra visione del mondo o ha una maggioranza che lo condiziona più di quanto sarebbe stato con me”, ha aggiunto.

“Noi – ha sottolineato Albertini – abbiamo davanti uno scenario irripetibile e molto grave, nel senso che pesa, ed è un terzo Dopoguerra. Due guerre mondiali quelle fra gli uomini e quella tra il genere umano e il virus, che comporta dei tragici dati, ormai siamo sui 135mila morti, e delle morti economiche e dei disastri in vari comparti dell’economia. Insieme a questa tragedia, abbiamo però l’equivalente, mal contati, di 18 miliardi di euro del Pnrr, che sono tre volte, quelli che ho speso io, 6, nei nostri due mandati come Giunta che è il record della storia repubblicana di Milano. Chiunque vinca, vince con un po’ più della metà dei voti e deve sentire la responsabilità di condividere uno scenario così insolito con l’altra metà della città“, ha concluso Albertini.

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