Esulta Di Maio: "La Lega ha ceduto". Conte in Senato il 20 agosto alle 15, il 21 alle 11.30 a Montecitorio
Si presenterà di fronte al Senato il 20 agosto alle 15 il premier Giuseppe Conte, così come aveva votato a maggioranza la capigruppo di palazzo Madama. Il 21 agosto sarà invece di fornte alla Camera. In Senato, come era previsto dai numeri sulla carta, il fronte anti-Salvini (M5s, Pd, Leu e gruppo Misto) ha retto lo scontro con il centrodestra formato da Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia che invece spingevano per accelerare i tempi della crisi e votare la mozione di sfiducia al governo già il 14, dopo le celebrazioni di Genova.
Ma se l'esito del voto apre a una nuova possibile maggioranza per un governo di transizione a guida M5s-Pd, come auspicato anche dal senatore dem Matteo Renzi, Matteo Salvini cerca di riconquistare l'ex alleato facendo una concessione: votare il taglio dei parlamentari la settimana prossima e poi andare immediatamente alle urne. Abbandonati i toni accesi degli ultimi giorni, il leader della Lega si rivolge al "collega e amico" Luigi Di Maio: "Ho ascoltato la sua proposta e ci stiamo: tagliamo la settimana prossima 345 parlamentari".
Esulta Di Maio che, dopo aver ricordato a Salvini che "gli amici sono leali", precisa: "Il M5s è pronto al voto, ma rispetterà le decisioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella". Dal M5s arriva la richiesta a Salvini di ritirare la mozioni di sfiducia al governo, ma il leghista replica secco: "Non siamo al mercato del pesce".
La capigruppo alla Camera ha anche già calendarizzato la discussione della riforma costituzionale: Il ddl sul taglio sarà in Aula il 22 agosto nel pomeriggio. La mattina si riunirà la commissione Affari costituzionali per completare i lavori.
Gli scenari dopo la sfiducia. Una volta votata la sfiducia al premier Conte, partiranno dal giorno dopo le consultazioni al Quirinale dei partiti e solo allora Sergio Mattarella scoprirà la sue carte. In ambienti parlamentari circolava con forza l'ipotesi di un Conte-bis. Ipotesi che tuttavia al momento i "due" Pd – quello di Renzi, che ha la maggioranza dei gruppi parlamentari, e quello di Zingaretti, che ha la maggioranza negli organi di partito – non prendono neanche in considerazione: "Non ci si può accordare con chi ha avallato tutte le scelte della Lega", è il refrain. Fra le ipotesi quella di un esecutivo guidato dal presidente uscente dell'Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone. Tra i nomi sul tavolo anche quello di due donne: il segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni, e la giudice costituzionale Marta Cartabia.
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