Dopo la crisi, rientrata, sul provvedimento caro al Movimento 5 stelle, il ministro del Lavoro ricorda all'alleato di governo l'impegno preso
Anche se viene ostentata compattezza, continua a ribollire la maggioranza di governo, e in particolare il Movimento 5 Stelle che potrebbe registrare nei prossimi giorni voti contrari al suo interno, forse addirittura qualche addio tra i suoi parlamentari. Tra i candidati a fare questo passo, difficile quanto eclatante, c'è Gregorio De Falco, il celebre "capitano" nell'affare Costa Concordia, ora senatore, che si dice pronto a votare emendamenti dell'opposizione, e comunque a non dare il suo Sì al pacchetto sicurezza preparato dal Viminale.
Non c'è pace, insomma, per il vicepremier M5S Luigi Di Maio, ancora irritato per le parole del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti, secondo cui (stando a quanto riportato nel nuovo libro di Bruno Vespa) il reddito di cittadinanza "se riuscirà a produrre posti di lavoro, bene. Altrimenti, resterà un provvedimento fine a se stesso". Intervistato dal Corriere, Di Maio ha ribadito che la norma è prevista dal contratto di governo, e partirà nei primi tre mesi del 2019. "Se qualche membro del governo non crede in quello che stiamo facendo allora è un rischio per i cittadini prima di tutto", ha sottolineato il leader pentastellato.
Il leader della Lega, Matteo Salvini, getta acqua sul fuoco: non c'è "nessuna polemica, con il Movimento 5 Stelle stiamo lavorando bene". Non solo. "Il nostro governo ha un'altissima popolarità e in 5 mesi abbiamo fatto più di chiunque altro", ha spiegato Salvini, che i sondaggi danno personalmente in grande ascesa, a discapito dei pentastellati. "Andiamo avanti uniti per il cambiamento del paese", ha però assicurato il ministro dell'Interno, elencando varie misure approvate o in cantiere: legittima difesa, stop sbarchi, riforma della Fornero e "reddito di reinserimento al lavoro".
È su quest'ultimo punto, che i pentastellati chiamano reddito di cittadinanza, che si registrano posizioni e sensibilità diverse nella maggioranza di governo. Il leghista Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture, ha spiegato di aver proposto che la dotazione finanziaria del reddito di cittadinanza, anziché andare ai singoli beneficiari che ne hanno diritto, potesse essere data a imprese e aziende che si facciano carico di formarle.
Sul pacchetto firmato da Salvini sulla sicurezza, poi, c'è il problema interno di Di Maio, alle prese con una fronda "di sinistra". A chiedere modifiche al decreto Salvini, oltre al "capitano" De Falco, c'è la senatrice Paola Nugnes e una manciata di altri colleghi (non abbastanza, comunque, da mettere a rischio la tenuta del governo).
Contattato da LaPresse, De Falco ha confermato di non poter votare il pacchetto così come è stato presentato. "Spero che Di Maio confermi che ci sono spazi di modifiche in aula", ha spiegato, dicendosi disponibile al confronto: "Non ci sono più destra e sinistra, come diciamo noi", e quindi "conformemente alla sostanza degli emendamenti che avevo presentato", il senatore M5S potrebbe votare modifiche al Dl Sicurezza proposte dalle opposizioni ("Poco conta se vengono da LeU, Pd o Forza Italia").
Senza citare direttamente i nomi dei dissidenti, Di Maio si è limitato a dire che "ci sono persone che pensano di detenere la verità, ma noi abbiamo firmato un contratto di governo, che va rispettato".
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata