Il leader M5S smentisce di aver detto le famose parole a Londra. Morra: "Bufala che Grillo si allontani dal Movimento"

"Credo che sui voti veri ci saranno delle sorprese. Di Maio è solo un democristiano, ormai parla come Cetto La Qualunque. Non mi stupisce che Grillo e Di Battista abbiano preso le distanze. Io credo che non governeranno mai". Così Matteo Salvini intervistato da La Stampa. La replica arriva a stretto giro da Nicola Morra (che parla ad Agorà su RaiTre), senatore del M5S: "Grillo e Di Battista sono assolutamente tutti nel Movimento coesi e compatti".

M5S, TUTTI I CANDIDATI COLLEGIO PER COLLEGIO

Ma Luigi Di Maio resta al centro del giallo sulle parole pronunciate nell'ormai famoso incontro di martedì con gli investitori, a Londra. Secondo quanto riporta il sito di 'la Repubblica', che ha contattato due persone presenti al facci a faccia, il candidato premier del Movimento 5 Stelle avrebbe sostenuto: "So che nelle analisi di molti di voi le due ipotesi dominanti post voto sono un governo di maggioranza assoluta del centrodestra oppure uno sull'asse centrodestra-Pd Io ritengo che non ci siano i numeri per queste due ipotesi, così ne prevedo altre due: o tornare di nuovo alle urne oppure trovare punti in comune nelle varie agende dei partiti, per farle diventare un'agenda di governo".

Di Maio però continua a smentire: "Per quanto mi riguarda, non ho mai prospettato governi di larghe intese anche perché le larghe intese hanno già ammazzato l'Italia". Parole che arrivano prima di un confronto con gli imprenditori ad Assolombarda, a Milano, dopo i "30 incontri" di ieri con gli investitori della City, a Londra. Ancora il pensiero del capo politico pentastellato: "Abbiamo parlato in italiano, loro erano interlocutori italiani dei vari fondi internazionali. Il tema è che evidentemente la Reuters ha rilanciato un titolo sbagliato, che poi ha allarmato voi qui. Ho letto sui giornali che ora c'è un giallo, ma il giallo è tra la Reuters e voi, non per me".

Da una patata bollente all'altra. Secondo il candidato premier, non c'è un caso Grillo nel Movimento. "È il garante del Movimento 5 Stelle, noi abbiamo uno statuto che dice chiaramente che c'è un capo politico, Luigi Di Maio, e un garante, Beppe Grillo. Lavoreremo insieme in questa campagna elettorale. Leggevo di una follia per cui Beppe Grillo starebbe creando un altro movimento. Abbiate pazienza: non continuiamo con questa narrazione. Beppe sarà insieme in questa campagna come ha fatto sempre. Abbiamo presentato un simbolo al ministero dell'Interno insieme. Quindi, non c'è nessun allontanamento".

Parlando davanti a una platea di imprenditori, prima di vedere a cena Davide Casaleggio, nel capoluogo lombardo, Di Maio pensa al post voto e non le manda a dire. "Oggi noi siamo la prima forza politica, intorno al 30%, con un potenziale che può arrivare fino al 35%. Abbiamo un Pd intorno al 20% e la coalizione di centrodestra al 35%, con una battuta d'arresto". In questo contesto, per i Cinquestelle ci sarà "la possibilità di triplicare il numero di parlamentari, fino a oltre 300 dai 120 di oggi. Questi numeri qui non daranno una certezza a una forza politica di formare un governo la sera stessa. La nostra intenzione non è di lasciare il Paese nel caos, ma non parliamo di larghe intese e di alleanze".

Anzi, c'è di più: "Non vedo un incastro Pd-Forza Italia o Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia perché insieme non fanno il 51%, l'unica altra alternativa è che si torni a votare e noi vogliamo evitare – ribadisce – che il Paese torni nel caos, anche se questa legge elettorale non l'abbiamo voluta noi". E non c'è un problema di "riciclati" fra i candidati del Movimento, perché ci sono – è il pensiero Di Maio – "persone che anche in passato sono state vicine a qualche forza politica ma non sono mai state elette. E hanno capito che i vecchi partiti sono la rovina dell'Italia. Le nostre liste hanno 70 super competenze". I tempi sono cambiati. "Forse non so se cinque anni fa il M5S pensava di incontrare il presidente di Assolombarda", ammette sornione il numero uno dell'associazione regionale degli imprenditori, Carlo Bonomi, che parla di "buon confronto".

Mentre Di Maio si focalizza anche sulle coperture del programma: "Calcoliamo di recuperare trenta miliardi in tre anni con il piano Cottarelli di spending review, altri trenta dalla tax expenditure e miriamo a fare investimenti in deficit per 15 miliardi". Ancora: "Se forniamo 17 miliardi di sostegno alle famiglie, ad esempio, produrremo un aumento del Pil che ci creerà più reddito per sostenere quelle misure". Sono i numeri del candidato premier dei Cinquestelle, che si congeda, prima di ricevere diversi applausi, con un annuncio: "A metà febbraio presenteremo gli effetti sul Pil delle nostre misure, che sono coperte".

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