Di Alessandra Lemme

Roma, 12 ott. (LaPresse) – Ignazio Marino ha formalizzato le proprie dimissioni. Lo ha fatto subito dopo pranzo, presentando la lettera con la quale lascia il Campidoglio alla presidente dell’Assemblea capitolina Valeria Baglio. La breve nota è stata protocollata dagli uffici capitolini ed è scattato ufficialmente il conto alla rovescia dei 20 giorni trascorsi i quali Roma sarà commissariata: via il sindaco, via i consiglieri e gli assessori. A meno che qualcuno di loro non rimanga con le vesti da commissario.

Più di una persona in tal senso fa il nome di Alfonso Sabella, magistrato in aspettativa e assessore alla Legalità e trasparenza del Comune. Fortemente voluto da Ignazio Marino dopo Mafia Capitale, Sabella è diventato dalla fine del 2014 il suo più stretto collaboratore nella lotta alla corruzione negli uffici del Campidoglio. Insieme Marino e Sabella si sono battuti perché l’Amministrazione romana fosse più trasparente, perché bandi e appalti venissero affidati a norma di legge e non attraverso conoscenze.

Che Sabella diventi o meno commissario di Roma Capitale, è fuor di dubbio che alla sua immagine abbia fatto un gran bene la battaglia per la Legalità nella quale si è impegnato da dicembre a oggi. Lo stesso non si può dire dell’ormai ex sindaco la cui ‘cacciata’ è stata alla fine determinata proprio da quegli scontrini pubblicati online in segno di trasparenza.

Nel giorno dell’ufficializzazione dell’addio al Campidoglio, i collaboratori di Ignazio Marino lo descrivono sereno anche se un po’ amareggiato. “Ho passato così tanto tempo a preoccuparmi di studiare le cose per trovare le soluzioni – ha confidato ad Alessandra Cattoi, assessore alle Pari opportunità e sua fedele sostenitrice da sempre – che non ho potuto passare del tempo in mezzo alla gente”.

Se un rammarico ce l’ha il chirurgo dem è di non esser riuscito, preso dal bilancio in rosso e dalla lotta al ‘mondo di mezzo’, a lavorare come avrebbe voluto sul trasporto pubblico e gli altri servizi essenziali della città.

Stamane, nelle ore che hanno preceduto la formalizzazione delle dimissioni, Marino ha siglato l’atto di costituzione di parte civile del Comune nel processo a cinque imputati di Mafia capitale. Tra questi, l’ex direttore generale di Ama, l’azienda romana dei rifiuti, Giovanni Fiscon. Il procedimento inizierà il prossimo 20 ottobre e Marino ha espresso la sua ferma intenzione di partecipare alla prima udienza in veste di sindaco.

Poi, in attuazione del piano di interventi previsti per il Giubileo, Marino ha firmato tre ordinanze su traffico, mobilità e inquinamento, per una spesa complessiva di circa 10 milioni di euro. Da domani i lavori per l’Anno Santo procederanno a ritmi forsennati, per cercare, nelle otto settimane che restano di qui all’8 dicembre, di realizzare gli interventi annunciati.

“Abbiamo una Roma in affanno e dobbiamo metterci all’opera per concludere tutto ciò che abbiamo iniziato e che è possibile portare a termine”, sottolinea Valeria Baglio poco dopo aver ricevuto la lettera del sindaco dimissionario. Nonostante le parole del prefetto di Roma Franco Gabrielli (“Rischi per il Giubileo? Roma sta in piedi da oltre 2000 anni”) le preoccupazioni non mancano in vista dell’importante appuntamento a cui la città arriverà senza sindaco, né giunta, né consiglieri.

Al Nazzareno, dopo aver scaricato il ‘marziano’, già si pensa a chi candidare alle prossime comunali. Intanto la petizione, su Change.org, contro le dimissioni di Marino supera le 47mila firme: non sono tantissime, ma un nodo in più da sciogliere per il Pd in vista della campagna elettorale che si aprirà formalmente il prossimo anno, ma che in larga misura è già cominciata.

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