Di Elisabetta Graziani

Roma, 6 ott. (LaPresse) – Il bicameralismo paritario appartiene al passato, almeno nel testo della riforma del Senato finora approvato a palazzo Madama. Uno degli scogli maggiori è stato superato senza intoppi: il temuto articolo 10 del disegno di legge Boschi che regola il nuovo procedimento legislativo del nostro ordinamento è stato approvato con 165 ‘sì’ mentre 107 sono stati i ‘no’. Su questo articolo verteva la maggior parte degli emendamenti a firma del leghista Roberto Calderoli, ma il governo è riuscito a superare persino i tre voti segreti, anche se con meno di 161 voti. Approvato pure l’articolo 7 che modifica l’articolo 66 della Costituzione e si riferisce ai titoli di ammissione dei componenti del Senato della Repubblica. Domani l’aula si riunisce alle 9,30 con l’esame dell’articolo 12. Il presidente Pietro Grasso ha detto, riaggiornando i lavori, “è stato un pomeriggio intenso e faticoso, pieno di attenzione e di tensione, si riprende domattina”.

COSA PREVEDE L’ARTICOLO 10. L’articolo 10 del provvedimento modifica l’articolo 70 della Costituzione italiana. Il futuro Senato continuerà a deliberare su: i referendum popolari, la legislazione elettorale, le leggi di revisione costituzionale e le altre leggi costituzionali e le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali riguardanti la tutela delle minoranze linguistiche, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea. Su tutte le altre leggi invece delibererà soltanto la Camera.

RESISTENZA PASSIVA. La votazione ha proceduto veloce grazie alla “resistenza passiva” delle opposizioni. Lega, Fi, e M5S hanno cestinato l’ipotesi Aventino e sono rimaste in aula “mute”. “Siamo ostaggio della maggioranza”, hanno commentato i capigruppo di Fi e Lega, Paolo Romani e Gianmarco Centinaio. In Transatlantico il sottosegretario per le Riforme Luciano Pizzetti ha poi scherzato: “Io non so neanche cosa sia la ‘resistenza passiva’. Nel ’68 facevano i sit-in, ma vi pare che Romani e Calderoli siano figli del ’68?”.

L’ARBITRO MORENO. Sembra chiuso anche il ‘caso’ dell’arbitro Moreno. A fine seduta il senatore del M5S Gianluca Castaldi ha fatto le sue scuse al presidente del Senato Pietro Grasso per avergli dato dell’arbitro Byron Moreno. “Le chiedo scusa, presidente se l’ho offesa”, avrebbe detto il senatore pentastellato, secondo quanto riportano i presenti, e Grasso avrebbe accettato le scuse. Moreno fu l’arbitro imputato di essere il responsabile dell’eliminazione dell’Italia dai mondiali di calcio in Corea.

In aula Grasso si era difeso con queste parole: “Io non ho interferito sul problema politico, ho solo consentito che si andasse avanti con i lavori dell’Aula. Trovo che il suo accostamento sia altamente offensivo. Tutti gli spazi possibili sono stati dati”.

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