di Donatella Di Nitto

Roma, 2 ott. (LaPresse) – Sull’articolo 2 del ddl Boschi nell’aula del Senato finisce in caciara. Il problema oggi non è stata però l’elezione diretta o no dei futuri senatori, ma il presunto atto osceno che Lucio Barani (Ala) ha rivolto alla pentastellata Barbara Lezzi. Una situazione definita dallo stesso presidente Grasso una “escalation è arrivata fino a punte inaccettabili per civile convivenza” e per questo il presidente ha assicurato che nell’aula del Senato d’ora in poi “rigore sarà assoluto”. Sui fatti, la seconda carica dello Stato ha infatti convocato per lunedì alle 13 il consiglio di presidenza, organo atto a “prendere provvedimenti disciplinari” qualora fossero accertati”.

Dopo una giornata dominata dai tatticismi e soprattutto dalla ‘conta’ sulla tenuta della maggioranza, nel pomeriggio scoppia la bagarre durante la quale sono volate parole grosse: “Porco maiale” ha urlato Paola Taverna, con la collega pentastellata Barbara Lezzi che rivolgendosi al presidente Grasso ha denunciato di aver ricevuto “un gesto volgare e scurrile” da parte di Barani “un gesto eloquente contro una donna”. L’aula viene sospesa e alla ripresa dei lavori sono in molti a chiedere che Barani almeno oggi non partecipi alla seduta. “Un patto di garbo istituzionale” chiede Paolo Romani per un gesto che “c’e’ stato ed e’ inaccettabile”. Un semplice “fallo di reazione” ribatte Vincenzo D’Anna collega di partito di Barani. Grasso pone i paletti e convoca sul gesto osceno l’ufficio di presidenza per lunedì alle 13, durante il quale saranno presi provvedimenti disciplinari. Barani in attesa di questa decisione e “dispiaciuto” per un gesto da lui stesso definito “istintivo” ha deciso di lasciare l’aula.

La giornata parlamentare è stata però un vero e proprio banco di prova per la maggioranza, sull’articolo forse più importante ma sicuramente più discusso della riforma Costituzionale. La maggioranza ha retto, bocciando le proposte delle opposizioni e ha anche superato lo scoglio dello scrutinio segreto con 160 voti, sotto la soglia della maggioranza assoluta, ma comunque con un margine di scarto, ha fatto notare Andrea Marcucci del P, di “44 voti di differenza. Un buon margine”. La forbice oggi ha raggiunto il picco di 176 preferenze e scendendo durante la giornata a 157.

Ora l’obiettivo, rimandato a domani a partire dalle 9.30, è quello di approvare l’emendamento a firma di Anna Finocchiaro, frutto dell’accordo di maggioranza sull’elettività del futuro Senato. Norma sottoscritta anche dalla minoranza del Pd. Nel testo si è cercata una mediazione tra l’attuale Senato elettivo e quello di rappresentanza territoriale composto da sindaci e consiglieri comunali. Questi ultimi, secondo la norma, dovrebbero essere ratificati dai consigli regionali ma sulla base di listini ricavati dalle indicazioni degli elettori. Una procedura che sarà poi gestita da un provvedimento ad hoc.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata