Tema al centro degli Stati Generali della green economy a Ecomondo. Studio Bain vede difficile raggiungimento target Italia al 2030

E’ “difficile che l’Italia arrivi a raggiungere gli obiettivi” sul clima al 2030, dal momento che è troppo lento “il ritmo attuale” con cui procede la transizione ecologica. E’ il racconto contenuto nel nuovo rapporto di Bain & company dedicato allo stato della transizione climatica in Italia.
La strada da seguire – avverte il Consiglio nazionale della green economy (composto da 68 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile), che avrà questo argomento al centro della discussione degli Stati Generali della green economy in programma a Rimini nell’ambito di Ecomondo – è quella della decarbonizzazione con cui si “muove un indotto che assicura maggior entrate per lo Stato pari a 53 miliardi l’anno“.

Bain vede lontani i target per l’Italia

Secondo l’analisi di Bain, “al ritmo attuale del percorso verso la transizione, l’Italia difficilmente riuscirà a raggiungere gli obiettivi climatici europei prefissati al 2030, e a mettere a segno un futuro a zero emissioni entro il 2050“. Per riuscire a raggiungere gli obiettivi è “necessaria e urgente una forte azione istituzionale, e un cambio di passo da parte del settore privato”; soprattutto “se il settore pubblico e quello privato riusciranno a cooperare“. In particolare, per il settore pubblico significa “accelerare l’implementazione di programmi e iniziative nazionali per il clima, investire in infrastrutture sostenibili, e integrare i criteri di sostenibilità nei processi di appalto”; mentre per il settore privato si tratta “di aumentare il monitoraggio e la divulgazione delle emissioni, definire target di riduzione science-based, e incorporare le ambizioni in termini di ‘net-zero’ nella pianificazione aziendale”.

Decarbonizzare conviene all’economia

Per gli Stati Generali della green economy “la transizione all’economia di domani, una green economy, decarbonizzata, circolare e rigenerativa è in grado di generare benefici economici superiori ai suoi costi ed è occasione di sviluppo, innovazione e occupazione”. Quindi “la sola decarbonizzazione dell’economia italiana – viene spiegato – costa 14,7 miliardi di euro l’anno nel periodo 2020-30 ma dà un risparmio diretto di 6,6 miliardi l’anno e muove un indotto che assicura maggior entrate per lo Stato pari a 53 miliardi l’anno“. Inoltre, investire nelle rinnovabili elettriche arrivando a 123 GW (Gigawatt) nel 2030 porterebbe alla “creazione di 430mila nuovi posti di lavoro, la circolarità nei rifiuti ne aggiungerebbe 97mila nuovi occupati, e un investimento nel ripristino degli ecosistemi di 261 milioni genererebbe un valore aggiunto 10 volte superiore“. E, come se non bastasse, “la piena attuazione degli obiettivi europei di decarbonizzazione al 2030 porterebbe ad un risparmio totale di costi energetici e di costi delle emissioni di circa 66 miliardi di euro con un effetto moltiplicatore sulle attività economiche e sulle entrate del bilancio dello Stato: tra Irpef, imposte dirette e indirette, contributi sociali e altre entrate correnti, si arriverebbe nel decennio a maggiori entrate per lo Stato di ben 529,5 miliardi cumulate al 2030, a fronte di un investimento aggiuntivo di 147 miliardi”.

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