Lo studio è stato messo a punto da Motus-E e Pwc

Il connubio mobilità e Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in chiave elettrica potrebbe avere risvolti fondamentali per offrire una svolta. Infatti grazie a una corretta gestione dei fondi del Piano si può arrivare fino a 108mila punti di ricarica elettrica al 2030, riuscendo anche a risparmiare 250 milioni di euro che potrebbero finanziare progetti innovativi. A offrire una previsione ci pensa uno studio ad hoc sulle infrastrutture per la mobilità elettrica nel nostro Paese messo a punto da Motus-E in collaborazione con Pwc.

Il messaggio è chiaro: “Gestendo bene i fondi del Pnrr è possibile installare 21.400 punti di ricarica, come da Piano, risparmiando fino a 250 milioni, da destinare a progetti innovativi, arrivando al 2030 a contare 108.000 punti di ricarica pubblica in Italia”. L’analisi – dal titolo ‘Pnrr e infrastruttura di ricarica per la mobilità elettrica in Italia 2030: opportunità e indirizzi strategici’ – parte dalle vecchie stime e fa presente come al 2030 in Italia sarebbe stato possibile coprire il fabbisogno di ricarica pubblica con 98mila-130mila punti di ricarica in base ai diversi scenari.

Il Pnrr offre fino a 750 milioni per l’installazione di 21.400 punti di ricarica accessibili al pubblico, tra colonnine fast e super-fast entro il 2026. Dal rapporto emerge che è fattibile “la realizzazione di un mix bilanciato di 21.400 installazioni, con potenze tra i 50 kW (kilowatt) e i 350 kW, per una spesa pubblica di co-finanziamento che è di 500 milioni, inferiore a quella prevista dal Pnrr per lo stesso numero di punti di ricarica”.

I fondi rimanenti pari a 250 milioni potrebbero essere utilizzati “per finanziare un numero maggiore di punti di ricarica ad alta potenza, o di punti a bassa potenza in aree a domanda debole”, che corrisponde a un’area che include quasi 5mila Comuni; ma anche per incrementare l’infrastruttura autostradale, oppure per avviare progetti virtuosi come il Vgi (Vehicle – grid integration) o un programma innovativo di ricarica pubblico-privata. Su questo il rapporto offre anche un’indicazione di ‘gusto’: e consiglia di non concentrare le risorse del Pnrr per l’installazione dei punti di ricarica nei distributori di benzina dal momento che si perderebbe il vantaggio di poter sfruttare aree diverse, comprese quelle di sosta, e minimizzare i costi ed i tempi di connessione alle reti di distribuzione. Ed è in base a questo scenario – e rispettando alcuni determinati parametri – che “il punto d’arrivo al 2030 si proietta a circa 108mila punti di ricarica”, di cui 51% a corrente alternata, più lente, e 49% in corrente continua, più veloci.

“Il trend di crescita dei veicoli elettrici – rileva Francesco Naso, segretario generale di Motus-E – ci conferma che sarà sempre più importante mettere a disposizione degli automobilisti un’adeguata rete di infrastrutture di ricarica”.

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