Freedom Flotilla, espulsi verso la Giordania gli ultimi tre volontari prigionieri in Israele

Freedom Flotilla, espulsi verso la Giordania gli ultimi tre volontari prigionieri in Israele
Attivisti a bordo di un’imbarcazione della Freedom Flotilla Coalition, 1 giugno 2025 (AP Photo/Salvatore Cavalli)

L’appello: “I voli sono chiusi ma il corridoio verso la Giordania è aperto”

Allarme della Freedom Flotilla che il 15 giugno ha annunciato che tre volontari si trovavano ancora nelle carceri israeliane. Oltre a Greta Thunberg, tra le prime a essere tornate a casa dopo che la Madleen è stata abbordata dalle forze israeliane in acque internazionali, anche altri volontari e altre volontarie che erano nelle carceri israeliane sono stati rilasciati. 

Gli ultimi tre sono stati rilasciati proprio in queste ore (nella mattinata del 16 giugno 2025) ed espulsi verso la Giordania. Lo riportano i media francesi e lo ha scritto uno dei tre attivisti su X.

E’ proprio qui, in Giordania, che si chiedeva che venissero rilasciati/espulsi. Lo scoppio del conflitto tra Iran e Israele ha infatti peggiorato la situazione e spostato anche l’attenzione da Gaza a Teheran. “Gli aeroporti israeliani potrebbero essere chiusi a causa dell’aggressione contro l’Iran, ma ci sono altre opzioni. Il ponte che attraversa la Giordania rimane aperto e gli stranieri possono essere espulsi attraverso questa via, come è già successo in passato” scriveva la Freedom Flotilla sui social. “Tre dei nostri volontari, Mark (Paesi Bassi) e Pascal e Yanis (Francia) sono ancora in carcere. Continuate a fare pressione sui vostri governi affinché li riportino a casa. Contattate le ambasciate a Tel Aviv dei governi francese e olandese e chiedete loro di fare il loro dovere”.

 
 
 
 
 
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Già due giorni fa la Freedom Flotilla aveva lanciato un appello social. “Arrestati illegalmente in acque internazionali e privati dei diritti fondamentali, sono detenuti in condizioni disumane, con solo un’ora di luce al giorno e gravi infezioni cutanee causate da infestazioni di cimici dei letti. Questa non è detenzione. È sequestro di persona“.

“Esortiamo i governi francese e olandese ad agire immediatamente per garantire il loro rilascio e il loro ritorno a casa in sicurezza, soprattutto ora che gli aeroporti sono chiusi a causa dell’aggressione di Israele contro l’Iran. Chiediamo che siano tenuti insieme, trattati in modo umano e che sia rispettato il diritto internazionale. La lotta continuerà fino alla liberazione della Palestina” scriveva sui social l’organizzazione.

Un altro membro brasiliano dell’equipaggio della Madleen è stato rimandato in Brasile solo due giorni fa.

 
 
 
 
 
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Il sequestro della Madleen della Freedom Flotilla alle 3 di notte tra l’8 e il 9 giugno

Erano circa le 3 di notte fra domenica e lunedì (8 e 9 giugno 2025) quando l’imbarcazione Madleen della Freedom Flotilla Coalition, partita il 1° giugno da Catania con un carico simbolico di aiuti umanitari per provare a rompere l’assedio di Gaza, è stata sequestrata dall’esercito israeliano. A bordo 12 attivisti di diversi Paesi, che sono stati arrestati. Fra loro Greta Thunberg, la 22enne svedese icona delle proteste globali per il clima. Attivisti provenienti, oltre che dalla Svezia, anche da Francia, Brasile, Germania, Olanda, Spagna e Turchia.

La Freedom Flotilla Coalition – che si definisce come un “movimento popolare di solidarietà” che lavora “per porre fine al blocco illegale imposto a Gaza da Israele” – denuncia l’accaduto come un “rapimento”. “La nave è stata abbordata illegalmente, il suo equipaggio civile disarmato è stato rapito e il suo carico umanitario, tra cui latte in polvere, cibo e forniture mediche, è stato confiscato“, afferma l’organizzazione, secondo cui “Israele non ha l’autorità legale per trattenere i volontari internazionali a bordo della Madleen” e il “sequestro viola palesemente il diritto internazionale e viola gli ordini vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia che impongono il libero accesso umanitario a Gaza”.

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