Niente faccia a faccia tra Zelensky e il presidente russo. Presente una delegazione moscovita guidata da Medinsky

Il presidente russo Vladimir Putin non ci sarà ai colloqui diretti tra Mosca e Kiev a Istanbul. Assente anche il capo di Stato americano Donald Trump. 

Saltano dunque i piani di Volodymyr Zelensky che fino all’ultimo ha sperato in un faccia a faccia con il leader del Cremlino. “Farò tutto il possibile” affinché l’incontro avvenga, aveva detto il presidente dell’Ucraina. “Se Putin non arriva e continua a giocare”, però, “sarà la prova definitiva che non vuole porre fine alla guerra“, aveva sottolineato parlando con i giornalisti a Kiev.

I negoziati tuttavia si svolgeranno comunque, a porte chiuse, con inizio previsto alle 10 (ora locale). Lo riporta la Tass citando fonti vicine al dossier. 

Chi fa parte della delegazione russa

La delegazione russa sarà guidata da Vladimir Medinsky, assistente del presidente, e includerà anche il vice ministro degli Esteri Mikhail Galuzin, il capo della direzione principale dello Stato maggiore delle Forze armate russe Igor Kostyukov e il viceministro della Difesa Alexander Fomin. Non ci sarà il ministro degli Esteri Serhey Lavrov.

Putin ha anche individuato un gruppo di esperti da affiancare alla delegazione russa nei negoziati con l’Ucraina. Si tratta del primo vice capo dell’Informazione dello Stato Maggiore delle Forze Armate russe Alexander Zorin, del vice capo della Direzione presidenziale per la Politica di Stato nella Sfera Umanitaria Elena Podobreevskaya, del direttore del Secondo dipartimento dei Paesi Csi presso il ministero degli Esteri russo Alexei Polishchuk e del vice capo della Direzione della Cooperazione militare internazionale del ministero della Difesa russo Viktor Shevtsov. 

La mattina di giovedì il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato ancora che Vladimir Putin non si recherà in Turchia.

Trump non ci sarà

A Istanbul non ci sarà nemmeno Trump, che si trova in Medioriente. Mentre era in volo dall’Arabia Saudita al Qatar, il tycoon non aveva scartato categoricamente l’ipotesi di andare ai colloqui ma aveva comunque assicurato la presenza del segretario di Stato Marco Rubio. Oggi parlando da Doha il numero uno di Washington ha affermato che, “se opportuno”, si recherà domani a Istanbul. 

Appelli e tregue

Sabato Zelensky ha ospitato il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Keir Starmer, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il primo ministro polacco Donald Tusk in una dimostrazione di unità. I leader hanno lanciato un appello coordinato per un cessate il fuoco di 30 giorni e il piano ha ricevuto il sostegno dell’Unione Europea e di Trump. Ma Putin ha di fatto respinto l’offerta, proponendo invece di riprendere i colloqui diretti con Kiev a Istanbul “senza precondizioni”.

I negoziati del 2022 tra Ucraina e Russia

Zelensky ha risposto insistendo sul cessate il fuoco e ha detto che avrebbe aspettato Putin in Turchia. Il Cremlino ha definito i colloqui di giovedì come una “ripresa” dei negoziati di pace avviati sempre a Istanbul nel 2022, all’inizio della guerra. I colloqui allora fallirono con Mosca che aveva accusato l’Ucraina e l’Occidente di voler continuare a combattere e Kiev che aveva denunciato come la Russia avesse presentato degli ultimatum piuttosto che proposte su cui discutere.

La mediazione di Trump

A marzo l’amministrazione Trump ha avviato colloqui separati con Kiev e Mosca in Arabia Saudita e ha poi minacciato di ritirarsi dal processo se non ci fossero stati progressi tangibili. La Russia ha di fatto respinto una tregua incondizionata di 30 giorni e ha dichiarato invece due brevi cessate il fuoco unilaterali negli ultimi due mesi: uno di 30 ore a Pasqua e un altro di 72 ore in coincidenza con le celebrazioni russe per il Giorno della Vittoria nella Seconda guerra mondiale. In entrambi i casi, Kiev e Mosca si sono accusate a vicenda di non aver fermato i combattimenti.

A marzo la Russia e l’Ucraina si erano impegnate a rispettare una tregua di 30 giorni relativamente agli attacchi alle infrastrutture energetiche, mediata sempre dall’amministrazione Trump. Entrambe le parti si sono ripetutamente accusate di violazioni massicce fino alla scadenza dell’accordo.

Il deterrente nucleare europeo

Il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, durante la sua prima dichiarazione al Bundestag, ha avvertito che l’esito della guerra “deciderà se la legge e l’ordine continueranno a prevalere in Europa e nel mondo oppure se prevarranno la tirannia, la forza militare e il puro diritto del più forte”. Mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha confermato l’apertura a “discutere” su un deterrente nucleare europeo fornito dalla Francia.

Una dichiarazione che non è piaciuta al Cremlino. “La proliferazione delle armi nucleari nel continente europeo è qualcosa che non aggiungerà sicurezza, prevedibilità e stabilità al continente europeo”, ha risposto il portavoce Dmitry Peskov. In giornata gli ambasciatori presso l’Ue hanno adottato il 17esimo pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia. “Continueremo a fare pressione sul Cremlino”, ha avvertito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

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