La giornalista è accusata, assieme al collega Simone Traini, di aver oltrepassato illegalmente il confine russo

 “Abbiamo attraversato il confine russo così mercoledì, su una semplice macchina guidata da militari, con Simone Traini siamo passati attraverso il territorio ucraino. Abbiamo documentato i segni dei combattimenti quando l’esercito ucraino per la prima volta ha invaso la regione russa di Kursk”. La giornalista del Tg1 Stefania Battistini ha iniziato così, nell’edizione delle 20 del Tg1, il racconto del dietro le quinte del reportage realizzato con Simone Traini nella regione russa di Kursk. “Mercoledì abbiamo pensato fosse giusto mostrarvi anche questa parte della guerra, senza voler violare le leggi della Federazione russa o voler prendere le parti di una parte, ma pensando solo di seguire i fatti come abbiamo sempre fatto”, ha affermato Battistini, aggiungendo che “seguiamo questo conflitto da 10 giorni prima dell’aggressione russa” e “abbiamo coperto le conseguenze a Irpin, a Bucha, a Borodyanka”. “Il racconto di guerra è per definizione un racconto parziale perché possiamo raccontarvi soltanto quello che ci è consentito vedere, che ci è consentito documentare, ma ci sembrava importante esserci e raccontarvi almeno quella parte della realtà”, ha detto la giornalista.

Battistini: “Spesso indossare la scritta ‘press’ in questa guerra ha reso i giornalisti bersagli”

“Come prima cosa abbiamo raggiunto le posizioni conquistate dalla brigata ucraina, che ha acconsentito di portarci embedded, vuole dire su un mezzo blindato, scortati per raggiungere la prima città conquistata da Kiev, Sudzha, una città strategica. Lo abbiamo fatto indossando dei colori che ci differenziassero dai militari, indossando la scritta ‘press’ sui giubbotti antiproiettili così come prevedono le norme internazionali”, ha sottolineato Battistini. “Perché il corrispondente di guerra è una figura specificatamente prevista dalla Convenzione di Ginevra, all’articolo 4. Prevede per i reporter che seguono un esercito in una zona di guerra addirittura una protezione rafforzata, a condizione ovviamente che questi non partecipino attivamente al conflitto e si differenzino visivamente dai militare”, ha proseguito, ricordando tuttavia una serie di giornalisti morti nel conflitto. “Spesso indossare la scritta ‘press’ in questa guerra ha reso i giornalisti bersagli“, ha detto. Poi Battistini ha proseguito con il racconto: “Siamo saliti su un mezzo blindato per raggiungere il centro della città attraverso strade percorribili costeggiate da case, mentre i segni dei combattimenti li abbiamo visti vicino ai palazzi amministrativi, ai centri del potere. Il palazzo del Comune completamente distrutto, c’era ancora un cadavere a terra. Danneggiati gli edifici vicini, come qualche danneggiamento ha subito la scuola”. “Nello stesso giorno era presente la tv ucraina, qualche giorno prima a Sudzha c’era il New York Times. Da lì oggi ha trasmesso Nick Paton Walsh di Cnn, così come giornalisti polacchi, mentre il lato di Mosca viene coperto da France Press”, ha detto Battistini. Oggi il servizio di sicurezza russo Fsb ha comunicato di avere avviato un procedimento penale per quello che ha definito l’attraversamento illegale del confine da parte dei giornalisti Rai Stefania Battistini e Simone Traini. 

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