Esaminati i registri delle vittime rilasciati dal ministero della Sanità di Gaza fino a marzo

Gli attacchi aerei israeliani stanno sradicando intere famiglie palestinesi a Gaza, in alcuni casi più generazioni alla volta, in una misura mai vista prima nei precedenti conflitti nella regione. È quanto emerge da un’inchiesta di Associated Press, che ha identificato almeno 60 famiglie palestinesi in cui almeno 25 persone sono state uccise nei bombardamenti fra ottobre e dicembre del 2023, a volte quattro generazioni della stessa famiglia. In molte famiglie non è rimasto quasi nessuno a documentare di quelle vittime.

Israele afferma di aver adottato misure per mitigare le morti fra i civili. La Corte internazionale di giustizia (Icj), con sede all’Aia, sta valutando se Israele stia commettendo un genocidio contro i palestinesi di Gaza. L’uccisione di famiglie attraverso più generazioni è una parte fondamentale del caso di genocidio contro Israele, avviato dal Sudafrica e ora all’esame della Corte internazionale di giustizia. In un procedimento separato, il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), sempre con sede all’Aia, ha chiesto di emettere mandati d’arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, tra cui l’uccisione intenzionale di civili, e per tre leader di Hamas per crimini connessi all’attacco del 7 ottobre.

Esaminati i registri delle vittime rilasciati dal ministero della Sanità di Gaza fino a marzo

Associated Press ha esaminato i registri delle vittime rilasciati dal ministero della Sanità di Gaza fino a marzo, gli avvisi di morte online, le pagine sui social network delle famiglie e del loro vicinato, i resoconti dei testimoni e dei sopravvissuti, nonché i dati sulle vittime di Airwars, un’organizzazione londinese che monitora il conflitto. Alcune delle storie emerse dall’inchiesta di AP. La famiglia Mughrabi: più di 70 persone sono state uccise in un singolo attacco aereo israeliano a dicembre; la famiglia Abu Najas: più di 50 membri uccisi negli attacchi di ottobre, tra cui almeno 2 donne incinte; il grande clan familiare Doghmush ha perso almeno 44 membri in un attacco contro una moschea. AP ha documentato anche oltre 100 membri della famiglia uccisi nelle settimane successive; in primavera oltre 80 membri della famiglia Abu al-Qumssan erano stati uccisi.

“I numeri sono scioccanti”, ha detto Hussam Abu al-Qumssan, che vive in Libia e si è occupato di documentare il bilancio delle vittime della famiglia, mentre i suoi parenti a Gaza faticavano a tenere il conto.

Nei 51 giorni di guerra del 2014, il numero di famiglie che avevano perso 3 o più membri era stato inferiore a 150. In questa guerra, fino a gennaio erano quasi 1.900 famiglie che avevano affrontato lutti per la morte di più membri della famiglia stessa, oltre 300 famiglie avevano perso più di 10 membri solo nel primo mese di guerra. Ramy Abdu, presidente dell’EuroMed Human Rights Monitor, con sede a Ginevra, che monitora la guerra di Gaza, ha dichiarato che decine dei suoi ricercatori a Gaza hanno smesso di documentare i decessi delle famiglie a marzo dopo averne identificate oltre 2.500 con almeno 3 morti.

Riusciamo a malapena a tenere il passo con il numero totale di morti“, ha detto Abdu. E ancora: “È come se un intero villaggio o una frazione fossero stati spazzati via”. Le morti che attraversano le generazioni attraversano la società, la storia e il futuro dei palestinesi. Intere famiglie sono sepolte in fosse comuni, nei cortili degli ospedali o nei sottoscala delle case in cui sono state uccise. 

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