L'ex premier davanti ai protagonisti del mondo sociale e i vertici europei nella Conferenza sul Pilastro europeo dei diritti sociali

“Abbiamo bisogno di un’Ue adatta al mondo di oggi e di domani. E quindi quello che propongo nella relazione che il Presidente della Commissione mi ha chiesto di preparare è un cambiamento radicale, perché è ciò di cui abbiamo bisogno”. È quasi un manifesto quello che Mario Draghi enuncia davanti ai protagonisti del mondo sociale e i vertici Ue nella Conferenza sul Pilastro europeo dei diritti sociali. L’intervento, in realtà, tocca solo a livello marginale la necessità di aumentare le competenze dei lavoratori di fronte a “una società che invecchia e ad atteggiamenti meno favorevoli nei confronti dell’immigrazione”. Il resto è tutto sulla competitività e il futuro dell’Europa.

All’Ue serve un Patto industriale come quello degli Stati Uniti, “che stanno utilizzando una politica industriale su larga scala per attrarre capacità manifatturiere nazionali di alto valore all’interno dei confini, compresa quella delle aziende europee”. “Ci manca poi una strategia su come tenere il passo con l’aumento dei costi per raggiungere la leadership nelle nuove tecnologie”, ha sottolineato. La vera sfida è prendere consapevolezza della necessità dell’Ue di ingenti investimenti e questo sarà un tema di cui inizieranno a discutere i leader Ue domani al Consiglio europeo straordinario e in particolare giovedì quando Enrico Letta presenterà il suo Rapporto sul futuro del mercato unico.

La maggior parte degli investimenti dovrà essere coperta da investimenti privati – spiega Draghi -. I risparmi privati sono molto elevati e vengono per lo più incanalati in depositi bancari e non finiscono per finanziare la crescita tanto quanto potrebbero in un mercato dei capitali più ampio. Questo è il motivo per cui avanzare nell’Unione dei mercati dei capitali costituisce una parte indispensabile della strategia complessiva per la competitività”. L’ex presidente della Bce invoca “un nuovo strumento strategico per il coordinamento delle politiche economiche” ma, “se ciò non è fattibile, dovremmo essere pronti a considerare di procedere con un sottoinsieme di Stati membri” come per la realizzazione dell’Unione dei mercati dei capitali. Ovvero, è la proposta del ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, di procedere con i paesi che ci stanno su base volontaria. Un’idea che non dispiace nemmeno all’Italia. Ai due paesi mediterranei che puntano su nuovi prodotti di risparmio privati per poter attrarre capitali, si contrappone il gruppo di paesi con forti tradizioni finanziarie come il Lussemburgo, l’Olanda e l’Irlanda, che sono preoccupati per i costi aggiuntivi che un’armonizzazione in questo settore potrebbe comportare. In ogni caso, per Draghi, quella dell’unità a 27 è la strada maestra.

La stessa coesione politica è ora minacciata dai cambiamenti nel resto del mondo. Ripristinare la nostra competitività non è qualcosa che possiamo ottenere da soli, o solo battendoci a vicenda, richiede che agiamo come Unione europea come non abbiamo mai fatto prima”, rimarca. Le parole di Draghi hanno avuto un’eco a Bruxelles e nelle capitali europee. Non è un mistero che il suo nome sta già circolando tra le ipotesi di una guida della Commissione per poter far fare all’Europa quel salto che solo un tecnico, al di fuori delle logiche politiche, e di stima riconosciuta, può fare. Soprattutto, è il ragionamento nei palazzi di Bruxelles, dopo che Ursula von der Leyen si è politicizzata passando dalla figura di outsider voluta da Emmanuel Macron alla candidata del Ppe. Persino il campione degli euroscettici, il premier ungherese Viktor Orban, non esclude che l’ex premier italiano possa fare il presidente della Commissione. A una domanda di LaPresse esprime più volte apprezzamento: “Mi piace Draghi, non so, lo rispetto, è una brava persona”. Il percorso per la prossima legislatura è segnato ed è fatto di tre momenti complementari, riferisce una fonte diplomatica Ue. Il rapporto Letta, la definizione dell’Agenda strategica, il documento programmatico che sarà offerto a prossima Commissione e che sarà al consiglio europeo di metà giugno, e il Rapporto Draghi che sarà presentato dopo le Europee, probabilmente a fine giugno. Come ha detto oggi la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “i loro rapporti ci indicano la strada per il futuro”. 

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