L'11 marzo è stata scelta come Giornata europea in ricordo delle vittime del terrorismo
Sono passati vent’anni da quando dieci bombe esplosero su quattro treni regionali nei pressi di Madrid, la mattina dell’11 marzo del 2004, in quello che è stato il più mortale attacco terroristico di matrice jihadista commesso in Europa. La ferita resta ancora aperta. Nelle esplosioni morirono 192 persone.
Alcune settimane dopo perse la vita un agente della Geo, l’unità d’élite della polizia spagnola, quando una parte della cellula terroristica responsabile dell’attentato si fece saltare in aria in un palazzo a Leganes. Oltre 2mila persone rimasero ferite e molte persero i propri cari. Nella memoria restano impresse le immagini dei binari e dei treni sventrati, la sofferenza dei feriti e la disperazione dei parenti delle vittime. L’11 marzo è stata scelta come Giornata europea in ricordo delle vittime del terrorismo.
Agli attacchi di Madrid seguirono quelli di Londra nel 2005, fino ad arrivare agli attentati a Parigi del 2015, i più sanguinosi dopo quelli della capitale spagnola. Ma quella dell’11 marzo è ricordata anche come una storia di solidarietà, con migliaia di persone che si misero in fila per donare il proprio sangue, che misero a disposizione le proprie auto, i propri taxi per assistere le famiglie delle vittime. Il giorno dopo circa 11 milioni di persone scesero in strada in tutta la Spagna per dire ‘no al terrorismo’.
Non fu subito chiaro che l’attentanto era opera del terrorismo jihadista. Inizialmente il governo di José María Aznar, del Partito popolare, insistette nell’attribuire l’attentato all’Eta. Le bombe esplosero proprio a tre giorni dalle elezioni generali in Spagna, che furono vinte dal Psoe di José Luis Rodríguez Zapatero, e un collegamento con il terrorismo jihadista avrebbe significato una perdita dei consensi per il Pp, che aveva appoggiato la guerra in Iraq. In quei giorni cominciò a nascere nell’opinione pubblica spagnola l’idea che l’attentato fosse proprio una conseguenza del ruolo di Madrid nella guerra. In questi giorni i media iberici hanno ricordato le divisioni, la politicizzazione e le fake news che si diffusero intorno all’11 marzo e la nascita di teorie complottiste. Il processo che iniziò nel 2007 chiarì la matrice jihadista della strage, ma non determinò chi fosse la mente dietro all’attacco. In successivi studi portati avanti in particolare da Fernando Reinares, esperto di terrorismo globale, i sospetti si sono concentrati su Amer Azizi, membro di Al Qaeda, che nel 2001 era sfuggito a un blitz in cui era stato arrestato il leader del gruppo jihadista in Spagna, Abu Dahdah.
L’idea di un attentato terroristico a Madrid sarebbe nato dunque da una volontà di vendetta di Azizi per quella retata che seguì gli attentati dell’11 settembre. L’esponente di al Qaeda fu poi ucciso in un raid statunitense al confine tra Pakistan e Afghanistan. Erano le 7.39 dell’11 marzo quando tre bombe esplosero su un treno che arrivava alla stazione di Atocha, a Madrid, da Guadalajara. Tre minuti dopo altre quattro bombe esplosero in un convoglio che si trovava a 500 metri dalla stazione, all’altezza di calle Tellez. Altre due esplosioni si registrarono nelle stazioni di Pozo del Tio Raimundo e un’ultima a Santa Eugenia. Era l’ora di punta per i pendolari, che dai dintorni di Madrid si recavano nella capitale per lavorare o per studiare. Molti erano giovani, alcuni migranti che, come hanno raccontato nel recente documentario ’11M’ prodotto da Natflix, ebbero timore a chiedere aiuto ai soccorsi, nonostante fossero rimasti feriti, per paura di essere espulsi dal Paese. Uno zaino contenente una bomba inesplosa trovato su un treno della stazione di El Pozo permise di conoscere il tipo di esplosivo utilizzato e la scheda del telefono a cui era collegato per attivare l’ordigno. La sera la brigata di Abu Hafs Al Masri, legata ad Al Qaeda, rivendicò la responsabilità dell’attentato in una lettera indirizzata al giornale arabo Al Quds al Arabi con sede a Londra. Il 2 aprile fu evitato un attentato all’alta velocità Madrid-Siviglia, e fu scoperta una bomba contenente lo stesso esplosivo degli attentati dell’11 marzo. Il tre aprile la polizia localizzò una parte della cellula jihadista responsabile dell’attacco.
I terroristi, circondati, si fecero saltare in aria, e perse la vita un agente della Geo. Le indagini portarono all’arresto di decine di persone. Di queste 29 furono incriminate e 18 furono condannate in via definitiva. Jamal Zougam e Otman el Ganaoui furono condannati a oltre 42.900 anni di carcere come autori materiali della strage e l’ex minatore José Emilio Suarez Trashorras fu condannato a 34.715 anni per aver fornito il materiale esplosivo.Questi tre sono gli unici che restano attualmente in carcere.Usciranno nel 2044.
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