I dubbi di Roma sul ruolo delle Ong: Tajani prende tempo

Il Patto Migrazione e Asilo è a un passo dallo sblocco ma ora è l’Italia a frenare l’intesa. Ieri mattina, al Consiglio Ue Affari interni, sembrava essersi sbloccato lo stallo che perdurava da luglio sull’ultimo regolamento del pacchetto, quello sulla gestione delle crisi e la redistribuzione dei migranti. In mattinata la ministra tedesca degli Interni, Nancy Faeser, aveva dato l’ok all’ultimo testo di compromesso, anche se per Berlino non forniva abbastanza garanzie sulla protezione dei richiedenti asilo nelle situazioni di crisi, ovvero di forti afflussi di migranti. Ma dopo l’ok della Germania, l’accordo è tornato in bilico per i dubbi espressi dall’Italia, che chiede più tempo per vagliare il nuovo testo.

I dubbi sul ruolo delle Ong

A sollevare i dubbi di Roma sarebbe l’esclusione delle Ong come attori che possono essere coinvolti in attacchi ibridi di strumentalizzazione dei migranti, accordata a Berlino. E le Ong sono state al centro dell’incontro proprio nella capitale tedesca tra il ministro degli Esteri Antonio Tajani e la sua omologa tedesca Annalena Baerbock. “Nessuno fa la guerra alle Ong, ma non possono essere una calamita per i migranti irregolari che poi casualmente li portano in Italia perché è il Paese più vicino con porti sicuri”, ha detto il titolare della Farnesina in conferenza stampa. In merito alla proposta tedesca sul Patto migrazione e asilo, “il ministero dell’Interno sta valutando, l’Italia non ha detto no”, ma ha chiesto “tempo per esaminarla”, ha confermato Tajani, che ha aggiunto: “La proposta è arrivata questa mattina, non un mese fa”.

Presidenza Ue assicura: accordo a giorni

L’accordo arriverà a giorni, prima del vertice di Granada di venerdì, assicura il ministro spagnolo della Presidenza di turno Ue, Fernando Grande-Marlaska, che precisa: “mancano solo i dettagli da definire“. “Non sono rimasti ostacoli principali per l’intesa. Raggiungeremo un accordo con un’ampia maggioranza a favore della proposta, e ciò avverrà entro pochi giorni”, ha detto la commissaria Ue agli Affari interni, Ylva Johansson. Il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, non è intervenuto nella sessione pubblica del Consiglio ed ha lasciato l’incontro in anticipo, senza rilasciare dichiarazioni alla stampa, per recarsi a Palermo per un incontro con i ministri omologhi di Tunisia e Libia. Dopo ore concitate che hanno preceduto e accompagnato il Consiglio, il via libera di Berlino ha spinto la presidenza spagnola a prendere atto della maggioranza e mandare il testo sul tavolo degli ambasciatori Ue nel Coreper.

L’esortazione della Commissione

In mattinata, la Commissione europea aveva esortato gli Stati membri a trovare un’intesa per dotare l’Unione europea di un quadro efficace di norme. “Ci stiamo ora avvicinando al grande accordo di cui l’Europa ha bisogno dopo molti anni di fallimenti“, ha rimarcato il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, ora bisogna portare a casa il risultato perché “dobbiamo privare i demagoghi e i populisti dell’argomentazione secondo cui l’Europa non può risolvere il nostro problema migratorio”. Sull’idea di istituire una zona Sar tunisina, la commissaria Johansson ha evidenziato che “le autorità tunisine sono responsabili della ricerca e del salvataggio nella loro zona e stanno già effettuando operazioni di ricerca e salvataggio“, quello che manca sono attrezzature di sorveglianza e strumenti e su questo “siamo pronti a fornire supporto”. La commissaria riporta anche la situazione sul campo, con più di 250.000 arrivi irregolari nell’Unione europea. “L’incremento principale riguarda la rotta del Mediterraneo centrale verso l’Italia e soprattutto verso Lampedusa che è veramente sotto pressione. Allo stesso tempo, abbiamo 600.000 richieste di asilo, ovvero più del doppio degli arrivi irregolari. Ciò dimostra anche che la nostra sfida è molto più grande della prevenzione degli arrivi irregolari e che dobbiamo lavorare con i paesi terzi su tutti coloro che arrivano legalmente in aereo per chiedere asilo nell’Unione europea”. 

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