Il rapporto di Human Rights Watch dopo aver analizzato testimonianze, social media e immagini satellitari

Negli ultimi anni le guardie di frontiera dell’Arabia Saudita avrebbero provocato la morte di centinaia di migranti etiopi che cercavano di attraversare il confine del regno dallo Yemen, sparando contro di loro con mitragliatrici e usando mortai. Lo denuncia un rapporto della ong Human Rights Watch, che cita resoconti di testimoni oculari e mostra immagini dei cadaveri e dei luoghi di sepoltura lungo le rotte seguite dai migranti. Human Rights Watch sostiene di aver parlato con 38 migranti etiopi e quattro parenti di persone che hanno tentato di attraversare il confine tra marzo 2022 e giugno 2023, i quali affermano di aver visto le guardie saudite sparare e lanciare esplosivi contro i migranti.

 

Analizzati social media e immagini satellitari

Il rapporto afferma che il gruppo ha anche analizzato oltre 350 video e fotografie pubblicati sui social media o raccolti da altre fonti relativi al periodo compreso tra il 12 maggio 2021 e il 18 luglio 2023. Ha anche esaminato diverse centinaia di chilometri quadrati (miglia) di immagini satellitari acquisite tra febbraio 2022 e luglio 2023. “Questi mostrano migranti morti e feriti sui sentieri, nei campi e nelle strutture mediche e mostrano che i luoghi di sepoltura vicini ai campi migranti sono cresciuti in dimensioni”. Le Nazioni Unite hanno già chiesto spiegazioni a Riad su alcuni episodi nei quali le truppe saudite hanno aperto il fuoco contro i migranti nell’ambito di una più ampia escalation di attacchi lungo il confine meridionale dello Yemen. Un funzionario del governo saudita, che ha parlato in condizioni di anonimato, ha tuttavia definito il rapporto di Human rights watch “infondato e non basato su fonti attendibili”.

Le migrazioni dopo la crisi nel Tigray

Circa 750mila etiopi vivono in Arabia Saudita e ben 450mila di questi, secondo i dati dell’Organizzazione internazionali per le migrazioni, sarebbero entrati nel regno in modo illegale. La guerra civile durata due anni nella regione settentrionale etiope del Tigray ha intatti causato lo sfollamento di decine di migliaia di persone. L’Arabia Saudita, alle prese con la disoccupazione giovanile, ha provveduto – di concerto con il governo etiope – al rimpatrio di migliaia di persone.

La lettera delle Nazioni Unite

Migranti provenienti dall’Etiopia sono stati imprigionati, maltrattati e persino uccisi durante la guerra civile in Yemen. Ma negli ultimi mesi c’è stata una crescente preoccupazione da parte dell’organismo delle Nazioni Unite per i diritti umani sugli attacchi, da parte delle forze saudite, ai migranti provenienti dallo Yemen. In una lettera del 3 ottobre 2022 inviata a Riad le Nazioni Unite affermano che i loro investigatori “hanno ricevuto accuse riguardanti bombardamenti di artiglieria transfrontaliera e fuoco di armi leggere presumibilmente da parte delle forze di sicurezza saudite che hanno causato la morte di almeno 430 persone e il ferimento di 650 migranti”. La lettera aggiungeva che quando i migranti vengono catturati “secondo quanto viene riferito, sono spesso sottoposti a torture: vengono messi in fila e viene loro sparato alle gambe per vedere fino a che punto arriverà il proiettile o viene loro chiesto se preferiscono essere colpito alla mano o alla gamba”. Secondo l’Onu “i sopravvissuti a questi attacchi hanno raccontato di aver finto di essere morti per poi riuscire a scappare“. Ma l’Arabia Saudita, in una lettera inviata alle Nazioni Unite, smentiva “categoricamente” le accuse di uccisioni “sistematiche al confine”, aggiungendo che l’Onu ha “informazioni limitate” che non possono “confermare o comprovare le accuse”.

 

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