Sono rimaste ferite almeno 100 persone

 Sale a 55 morti e 146 feriti il bilancio delle vittime degli scontri avvenuti a Tripoli capitale della Libia. Lo riporta su Twitter l’emittente locale Al-Ahrar citando un portavoce del centro medico di emergenza libico. Secondo quanto riportato dai media locali, gli scontri sono scoppiati lunedì sera fra miliziani della Brigata 444 e la Special Deterrence Force (Rada). Le tensioni sono esplose dopo che Mahmoud Hamza, un comandante di alto livello della brigata 444, è stato arrestato dal gruppo rivale in un aeroporto di Tripoli all’inizio della giornata.

Oltre 100 persone sono rimaste ferite nei combattimenti, ha fatto sapere inoltre il Centro libico di medicina d’emergenza e di supporto. I combattimenti di martedì sembrano essere i più intensi avvenuti a Tripoli quest’anno. 

 

 

L’escalation segue mesi di relativa pace dopo quasi un decennio di guerra civile in Libia, dove due gruppi di autorità rivali sono bloccati in una situazione di stallo politico. Le divisioni di lunga data hanno scatenato diversi episodi di violenza a Tripoli negli ultimi anni, anche se la maggior parte si è conclusa nel giro di poche ore. In un comunicato di martedì, la missione delle Nazioni Unite in Libia ha dichiarato che segue con preoccupazione “gli incidenti e gli sviluppi in materia di sicurezza” e ha chiesto di porre immediatamente fine agli scontri in corso. Anche le due amministrazioni rivali della Libia hanno condannato gli scontri in dichiarazioni separate. La Camera dei Rappresentanti, che ha sede nella città orientale di Bengasi, ha accusato il suo rivale, il governo di Tripoli, per le violenze.

Le ambasciate di Usa e Regno Unito in Libia hanno rilasciato dichiarazioni che esprimono preoccupazione per le violenze. L’ambasciata Usa ha chiesto una “immediata attenuazione delle violenze al fine di sostenere i recenti progressi libici verso la stabilità e le elezioni”. Il Paese, ricco di petrolio, è diviso dal 2014 tra amministrazioni rivali a est e a ovest, ciascuna sostenuta da una serie di milizie ben armate e da diversi governi stranieri. La nazione nordafricana è in uno stato di sconvolgimento da quando, nel 2011, una rivolta sostenuta dalla Nato ha rovesciato e poi ucciso il dittatore Muammar Gheddafi.

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