Il pontefice è tornato a invocare la pace: "La religione non deve prestarsi ad alimentare conflitti"
“In nome di nessun Dio si può dichiarare ‘santa’ una guerra. La religione non deve prestarsi ad alimentare conflitti“. È tornato a invocare la pace per l’Ucraina “Paese martoriato” Papa Francesco questa mattina. Nelle cornici dell’Aula della Benedizione del Palazzo Apostolico Vaticano e poi in Aula Paolo VI, Bergoglio ha ricevuto in Udienza rispettivamente i Cardinali e i Superiori della Curia Romana e i dipendenti della Santa Sede e del Governatorato di Città del Vaticano con le famiglie per la presentazione degli auguri natalizi. Ancora un messaggio contro guerre e “conflitti che sono in atto in diverse parti del mondo” il cui “clamore” può cessare solo con il “perdono, altrimenti la giustizia diventa vendetta”.
Il Pontefice ha voluto parlare del “male” ad ampio raggio, incluso quello “che serpeggia in mezzo a noi”. “Il male che abbiamo riconosciuto e tentato di estirpare dalla nostra vita si allontana da noi – si è rivolto alla Curia Romana – ma è da ingenui pensare che rimanga lontano per lungo tempo”. Perché “se prima appariva rozzo e violento, ora invece si comporta in maniera più elegante ed educata” come un “‘demonio educato’, che non viene facendo rumore ma portando fiori”.
Dio si è fatto bambino e poi si è lasciato inchiodare sulla croce. In quella debolezza si è manifestata l’onnipotenza di Dio. Nel perdono opera sempre l’onnipotenza di Dio. La gratitudine, la conversione e la pace siano allora i doni di questo #Natale.https://t.co/GpXcQ4U3IZ
— Papa Francesco (@Pontifex_it) December 22, 2022
La soluzione non è arroccarsi dietro le Mura leonine “nell’istituzione, a servizio della Santa Sede, nel cuore stesso del corpo ecclesiale; proprio per questo potremmo cadere nella tentazione di pensare di essere al sicuro, di essere migliori, di non doverci più convertire”. “Noi siamo più in pericolo di tutti gli altri – ha chiosato -. In questo senso, una delle virtù più utili da praticare è quella della vigilanza. State attenti”.
Dal ‘male’ al ‘bene’. Per Bergoglio significa “riservare le carezze agli affaticati e agli oppressi, e trovare il coraggio di ‘affliggere i consolati'”. A poche ore dalla celebrazione della nascita di Cristo che “nacque in una stalla perché non aveva trovato posto nell’albergo” pensare a chi il Natale lo trascorre “nella cella di una prigione”. “Un prigioniero – ha ricordato il Papa – capisce meglio di chiunque altro che miseria, sofferenza, povertà, solitudine, mancanza di aiuto e colpa hanno, agli occhi di Dio, un significato completamente diverso che nel giudizio degli uomini”.
‘Prigionieri’ lo sono stati anche “i ragazzi e le ragazze” che, sotto il Covid, “hanno risentito molto della chiusura, hanno accumulato tensioni”. “Non dimentichiamo”, dice Bergoglio augurando serenità ai figli dei dipendenti della Santa Sede, ora che “abbiamo superato la fase critica della pandemia”. Ai genitori e lavoratori è giunto invece il “grazie” del Pontefice per “quello che fate qui dentro, senza di voi non andrebbe”. In una formula: “Custodire il lavoro e farlo con dignità”, ha concluso Francesco.
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