Il processo in corso nel Regno Unito vede il re emerito imputato per presunte molestie contro l'ex amante Corinna Larsen

La Corte d’Appello britannica ha riconosciuto al re emerito spagnolo Juan Carlos I l’immunità per gli atti compiuti fino alla sua abdicazione nel 2014, nell’ambito del processo che lo vede imputato per presunte molestie contro l’ex amante Corinna Larsen. Ne danno notizia i media spagnoli. Il tribunale ha accolto la richiesta dei legali dell’emerito secondo cui le azioni di Juan Carlos tra l’aprile 2012 e il 18 giugno 2014 non rientrano nella sua sfera privata, in quanto in quegli anni ricopriva ancora il ruolo di capo dello Stato della Spagna. Corinna Larssen ha accusato il re emerito di aver condotto una campagna di molestie e spionaggio contro di lei dal 2012.

Nel marzo 2022, la giustizia britannica aveva stabilito che il re emerito non godesse dell’immunità legale nel Regno Unito vista la sua abdicazione e che quindi potesse essere processato per molestie. Ma ora i giudici della Corte d’Appello di Inghilterra e Galles hanno accolto il ricorso dell’ex re riconoscendogli l’immunità fino al momento della sua abdicazione. Gli atti risalenti al periodo in cui Juan Carlos era re non possono essere quindi giudicati in territorio britannico, mentre il processo potrebbe proseguire per gli atti successivi all’abdicazione. Tuttavia, una parte molto importante dei fatti citati da Larsen nella sua denuncia di molestie si riferisce proprio al periodo tra il 2012 e il 2014. Come ad esempio, ricorda El Paìs, la presunta visita minacciosa fattagli a Londra dall’allora direttore generale del Centro nazionale di intelligence, Félix Sanz Roldán, o l’intrusione di una squadra di agenti della società di sicurezza Eulen, agli ordini di Sanz Roldán, nell’appartamento della donna a Monaco.

La donna d’affari tedesca Corinna Larsen ha citato in giudizio Juan Carlos I e i servizi segreti spagnoli nel 2020 accusandoli di averla sottoposta a una “sorveglianza illegale” nel Regno Unito, con lo scopo di screditarla e di impedirle di parlare della sua relazione con il re emerito. Secondo gli avvocati di Larsen, alla donna sono state fatte continue pressioni ed è stata monitorata illegalmente, anche perché si è rifiutata di restituire i 65 milioni di euro che l’ex re le aveva “regalato” nel 2012, che, ricorda Cadena Ser, erano parte del denaro che il defunto re dell’Arabia Saudita aveva inviato a un conto bancario svizzero collegato a una fondazione con sede a Panama il cui beneficiario era Juan Carlos I. Secondo l’imprenditrice, l’ex re le diede questa fortuna “per gratitudine” e non per nascondere i soldi. 

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